La Nuova Sardegna

Sassari

Influenza, boom di accessi al pronto soccorso di Sassari

Il pronto soccorso di Sassari
Il pronto soccorso di Sassari

Quasi 1.800 persone si sono rivolte all'ospedale

05 gennaio 2018
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SASSARI. Pronto soccorso preso d'assalto nel periodo delle feste natalizie. Complice il virus influenzale, dal 20 dicembre 2017 al 3 gennaio 2018 al pronto soccorso del Santissima Annunziata è stato registrato un numero di accessi pari a 1.785 e di questi, 449, si sono trasformati in ricovero.

In questo periodo la media di ricovero giornaliera è stata pari a 30,8, superiore alla media giornaliera annua dell'intero 2017 che è stata pari a 29,3 ed ancora più alta di quella del 2016 pari a 28,7. Si tratta per la maggior parte di anziani con sindrome influenzale e problematiche cardio respiratorie.

«È una situazione che ha determinato un'elevata affluenza al pronto soccorso e nei reparti di degenza internistica - afferma il direttore sanitario dell'Aou di Sassari Nicolò Orrù - non certo paragonabile a quanto sta avvenendo in Gran Bretagna dove, per l'alto numero di ricoveri a causa dell'influenza, sono stati annullati numerosi interventi chirurgici». Nell'ultima settimana dell'anno in Sardegna è stato registrato un brusco aumento del numero di casi influenzali con un livello di incidenza dell'11,66 casi per mille assistiti.

«L'ospedale diventa il punto di riferimento e spesso ci si trova a fronteggiare afflussi elevati. Anche per questo è importante recarsi al pronto soccorso in caso di emergenza e negli altri casi, come per l'influenza, rivolgersi al proprio medico di famiglia - aggiunge - Quest'ultimo conosce bene il proprio assistito e, se necessario, sarà lui a indicare la necessità di rivolgersi alle strutture ospedaliere».

Per la direzione aziendale la riduzione degli accessi passa anche attraverso l'attivazione sul territorio di ambulatori di primo intervento che, dove operativi, svolgono un'importante funzione di filtro. «Un ulteriore effetto positivo contro il sovraffollamento sarebbe l'avvio, in stretta collaborazione con il territorio, di percorsi di dimissione più celeri per i pazienti fragili e non autosufficienti», conclude Orrù.

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