La Nuova Sardegna

Sassari

Narcotraffico e armi Il pm: 103 anni di carcere

di Nadia Cossu
Narcotraffico e armi Il pm: 103 anni di carcere

Richieste pesanti della Dda per sette imputati di associazione a delinquere Le indagini partirono da un giro di affari malavitosi in un bar di Alghero

12 gennaio 2018
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Centotrè anni complessivi di pena per sette imputati accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga.

È durata 15 ore la requisitoria del pubblico ministero della Dda di Cagliari Paolo De Angelis. Un processo lunghissimo nato in seguito a un’inchiesta complessa dove c’era di tutto: droga a chili, in un caso tagliata con la stricnina. E poi traffico di kalashnikov provenienti dal Kosovo, perfino il tentativo (vano) di incassare seicentomila euro in buoni fruttiferi postali rubati a tre anziani usurai milanesi. Al centro della scena processuale Ignazio Cordeddu, 64 anni, ex malavitoso di Gonnosfanadiga diventato collaboratore di giustizia e per questo soggetto a regime di protezione. Cordeddu è stato la gola profonda di una inchiesta ribattezzata dai carabinieri «Santa Lulla-Bodyguard» (nome in codice ispirato dal bar di Alghero che tra il 2002 e il 2004 sarebbe stato al centro di un traffico internazionale di droga) e divisa in due tronconi processuali. Dodici imputati sardi stanno già scontando pene a oltre settanta anni di carcere.

A Sassari sono invece alla sbarra i presunti capi della banda sardo-lombardo-albanese. E per loro sono arrivate le richieste di condanna di De Angelis. Si tratta del desulese Bruno Zanda, 56 anni (il pm ha chiesto 24 anni); di sua cognata Donisetta Pianu, 80 anni (chiesti 18 anni); del latitante di Busachi Aldo Mereu, 61 anni (chiesti per lui 9 anni), e dell’albanese Beny Ferray (il pm ha chiesto una condanna a 9 anni). Ci sono poi altri tre imputati (che facevano parte di un secondo filone giudiziario): Tullio Rossi Sabatini (di Bergamo, per lui De Angelis ha chiesto 16 anni), il calabrese Domenico La Rocca (16 anni anche per lui) e l’altro albanese Shkelqin Pashja (per il quale è stata chiesta una condanna a 14 anni). Sarebbero loro gli organizzatori di un traffico internazionale che tra il 2003 e il 2004 avrebbe fatto confluire nel Sassarese e nel Nuorese fiumi di eroina. In particolare una partita di due chili, tagliata con la stricnina, venne sequestrata dai carabinieri proprio a Cordeddu nel maggio del 2004. Il pentito aveva raccontato di aver conosciuto Bruno Zanda nel 2003 in carcere, a Brescia, e di esser diventato suo confidente e braccio destro. Fino ad arrivare in Sardegna perché l’acquirente, l’orunese Francesco Mula (già condannato a quindici anni in abbreviato), si era lamentato del cattivo acquisto.

Il 6 febbraio la parola passa agli avvocati difensori Gianluigi Poddighe, Giuseppe Conti, Maurizio Serra, Giancarlo Frongia, Andrea Biccheddu, Roberto Bruni.

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative