La Nuova Sardegna

Sassari

Sono migliaia le carpe morte nel lago di Baratz

di Paoletta Farina
Sono migliaia le carpe morte nel lago di Baratz

La Forestale prosegue gli accertamenti per scoprire le cause della morìa. Nei prossimi giorni i risultati delle analisi eseguite da Arpas e Zooprofilattico 

16 gennaio 2018
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SASSARI. Sono ormai quintali e quintali i pesci morti che galleggiano nel lago di Baratz, ma le cause della morìa accertata dalla Forestale alla fine dello scorso mese potranno essere conosciute soltanto quando l’Istituto Zooprofilattico e l’Arpas renderanno noti i risultati delle analisi compiute sia sui pesci sia sulla qualità delle acque dietro disposizione della magistratura. Potrebbe ormai essere solo questione di giorni scoprire se il fenomeno sia stato originato dalla mancanza di ossigeno causata da un’eccessiva eutrofizzazione oppure se si sia verificato a causa di qualche scarico di sostanze inquinanti.

È un nuovo colpo mortale per Baratz, l’unico bacino naturale della Sardegna e zona protetta in quanto sito di interesse comunitario. L’ecatombe di carpe, la specie che prevalentemente lo popola, ha trasformato lo specchio d’acqua in una zona senza vita. Le carcasse di carpe di piccole e grosse dimensioni (alcune sono lunghe anche un metro e pesano più di dieci chili) vengono trascinate dalla corrente verso le rive e lì si ammassano. Non si provvederà al loro smaltimento perché da spazzino farà la natura stessa. I gabbiani stanno già arrivando dal mare a fare razzia, altri uccelli si sono sempre nutriti del pesce di Baratz , senza contare i numerosi animali selvatici di cui è popolata la zona che si ritrovano il pranzo pronto senza molta fatica.

Non è la prima volta che si verifica una morìa di questa entità. Anzi, avviene ciclicamente, in media ogni tre-quattro anni che i pesci comincino a boccheggiare sulla superficie. La grave siccità che ha colpito l’isola per tutto il 2017 è uno degli imputati principali. Baratz è situato in un’area arida, ha un apporto d’acqua da sorgenti e affluenti molto limitato e l’assenza di piogge ha abbassato in modo consistente il livello delle acque, diminuendo la quantità di ossigeno. Anche la proliferazione di alghe tossiche non è da escludere, sempre legata alla mancanza di ossigenazione.

Sembra invece meno probabile che nel lago siano stati riversate sostanze inquinanti, come concimi e diserbanti. La zona, che vent’anni fa era ancora coltivata in alcuni terreni, adesso non lo è più perché gli agricoltori hanno abbandonato quelle campagne poco fertili. Ma proprio per escludere anche questa eventualità sono stati disposti dalla magistratura esami e analisi, dopo il rapporto inviato dagli agenti della stazione di Alghero del Corpo Forestale. L’Arpas, l’Agenzia per l’ambiente di Sassari, ha analizzato le acque di Baratz, mentre alla sede di Oristano dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna, sono stati affidati gli esami sulle carcasse dei pesci.

È un segnale inquietante quello che arriva dalla morìa a Baratz. Il cui equilibrio ambientale pare essere sempre più precario e fragile. Sono decenni che gli ambientalisti denunciano il pericoloso abbassamento del livello del lago, a suo tempo prosciugato dai pozzi scavati per l’irrigazione che hanno intercettato le fonti di approvvigionamento. E le condizioni climatiche attuali, se sarà confermato dagli accertamenti in corso, hanno inferto un’ulteriore mazzata a Baratz. Un monitoraggio costante , forse, darebbe risposte sul futuro del lago. Perché non si può assistere alla sua morte.

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