La Nuova Sardegna

Sassari

Bancali, il Dap vieta l’ispezione al 41 bis

di Nadia Cossu
Bancali, il Dap vieta l’ispezione al 41 bis

L’Osservatorio carceri delle camere penali avrebbe dovuto visitare la sezione: non garantiti i diritti alla salute e alla difesa

21 gennaio 2018
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SASSARI. Si chiama Osservatorio proprio perché lo scopo è quello di verificare, accertare, constatare. Azioni che si possono realizzare “osservando”.

Ed era questo l’obiettivo della visita organizzata ieri mattina all’interno dell’istituto penitenziario di Bancali dall’Osservatorio carceri delle camere penali (sezione di Sassari). Considerate le diverse criticità segnalate in una casa circondariale che conta 505 detenuti – compresi i 90 reclusi del 41 bis – era importante guardare con i propri occhi e toccare con mano le diverse problematiche. «Ma quando stamattina siamo arrivati in carcere abbiamo scoperto che il Dap (dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ndc) con una mail inviata la notte precedente ha negato il nostro accesso al 41bis». Così hanno raccontato i componenti dell’osservatorio che durante una conferenza stampa – convocata ieri pomeriggio per fornire un resoconto dell’ispezione – hanno annunciato che si muoveranno a livello nazionale per denunciare quanto accaduto. All’ispezione (nelle sezioni in cui è stata concessa) era presente anche Marco Palmieri, presidente della camera penale, sezione di Sassari e la direttrice dell’istituto, Patrizia Incollu.

«Sappiamo di certo che nella sezione di massima sicurezza c’è un’emergenza per quanto riguarda il diritto alla salute – hanno spiegato l’avvocato Maria Teresa Pintus, referente dell’Osservatorio per Sassari e il collega Franco Villa, del foro di Cagliari e componente del direttivo nazionale – Una semplice visita con il medico di base va prenotata per tempo e si può fare solo una volta alla settimana, di mercoledì. Il medico è sì presente 24 ore su 24 ma è da solo per tutti i 505 detenuti. E la privacy non è garantita, considerato che le visite avvengono sempre alla presenza degli agenti. Per quelle specialistiche, poi, c’è un’attesa lunghissima anche perché se si deve andare in ospedale va bloccato l’intero reparto».

Un’altra criticità riguarda il diritto alla difesa. «Il colloquio con gli avvocati è consentito tre volte a settimana e in orari predefiniti, concentrati al mattino quando ci sono le udienze in tribunale e quindi spesso non possiamo andare dai nostri assistiti».

Qualche problema anche per i detenuti comuni: «Ad esempio ci sono sei educatori per 505 reclusi – dice Villa – Non ci può quindi essere un’adeguata attività trattamentale e rieducativa ed è un peccato perché ci sono buoni spazi come la palestra, il campo da calcio, il teatro. Ma senza progetti educativi sono sfruttati al minimo». Per non parlare dell’acqua: «L’impianto è sottodimensionato – spiegano la Pintus e altri due componenti dell’osservatorio, Gaetano Paoletti e Mario Alberto Ruggiu – non c’è pressione e dalle 23 alle 7 manca proprio. Quindi bisogna distribuire le bottiglie, con un comprensibile aumento di costi». Bene invece sia la sezione terroristi islamici che quella femminile.

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