La Nuova Sardegna

Sassari

Svanito il sogno della piscina all’Oleandro resta solo un rudere

di Gavino Masia
Svanito il sogno della piscina all’Oleandro resta solo un rudere

Sono trascorsi ormai 20 anni e l’accordo tra il Comune e la società privata non è mai stato attuato L’assessore Zirulia: «Per il completamento servirebbero 2 milioni, 200mila euro per la demolizione»

25 gennaio 2018
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PORTO TORRES. Il fabbricato della piscina comunale che si affaccia su due strade molto trafficate – via Bazzoni e via dell’Industria – a distanza di circa 20 anni continua a rimanere una incompiuta su cui pende un contenzioso tra chi cura i beni residui della società Oleandro srl e l’amministrazione comunale. Un impianto natatorio al coperto di metri 25 per 14, un centro fitness e ricreativo post traumi, club house e campo polivalente all’aperto, spogliatoi, servizi igienici, docce, parcheggi e spazi verdi nel progetto predisposto dai privati sul terreno di proprietà del Comune. Strutture sportive che dopo 40 anni, fino all’ammortamento dei capitali investiti, sarebbero ritornate a disposizione dell’ente pubblico. Niente di tutto questo purtroppo è accaduto dopo la firma della convenzione nel 1996, causa fallimenti vari, e quel rudere rappresenta oggi il rifugio ideale per animali e insetti di tutti i tipi. Soprattutto durante i mesi estivi, dove crescono le erbacce e il proliferare di zecche e ratti crea problemi di carattere igienico-sanitario. Una situazione indecorosa segnalata a ripetizione dai residenti del quartiere Oleandro e mai risolta totalmente dalle amministrazioni comunali che si sono succedute. Il Comune ha reclamato negli anni la restituzione dell’area destinata a standard, con o senza il manufatto esistente, e come contropartita la società Oleandro ha chiesto il pagamento del rudere sinora costruito per poter restituire il bene pubblico. Una querelle amministrativa che penalizza la collettività, comunque, perché su quell’area potrebbe nascere uno spazio di aggregazione, che non esiste nel quartiere».

«In seguito al recente rafforzamento dell’ufficio Patrimonio anche questa pratica è finita sotto l’attento esame dei tecnici – dice l’assessore al Patrimonio Marcello Zirulia –, ma il completamento dell’immobile richiederebbe risorse onerose: si parla di somme fino a due milioni di euro, spese che il Comune non può permettersi di affrontare. L’incompiuta è ormai obsoleta rispetto agli attuali canoni di costruzione delle moderne piscine, per cui in caso di un suo completamento ci potrebbero essere delle evidenti difficoltà di gestione da parte di società potenzialmente interessate allo sviluppo di attività natatorie».

In fase di riordino del patrimonio comunale bisogna in ogni caso trovare una soluzione a questo annoso problema, anche perché tutta la zona dove sorge il rudere si presenta poco decorosa nei marciapiedi e sul manto di asfalto stradale. «Un’altra ipotesi – aggiunge Zirulia –, vista l’impossibilità del completamento della piscina, potrebbe essere quella della demolizione, comunque molto onerosa visto che verrebbe a costare oltre 200mila euro. I nostri uffici sono al lavoro per capire se esistano alternative che, senza esosi esborsi per il Comune, permettano di mettere a disposizione della collettività quell’immobile».

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