La Nuova Sardegna

PORTO TORRES. Una panchina con la spalliera distrutta e gettata per terra, l'altra con ancora una specie di cappotto o impermeabile che la copre quasi integralmente, forse giaciglio di qualcuno dei tanti che ormai a Porto Torres dopo il crollo del petrolchimico hanno perso tanto se non tutto, o di chi vi ha trascorso una notte all'addiaccio sperando di poterla superare per andare altrove. L'area retrostante la stazione marittima è una sorta di terra di nessuno, dove le regole del vivere civile non esistono e dove, soprattutto, nessuno le fa rispettare. Al calar della sera, con il sopraggiungere del buio più assoluto a regnare è il caos, e l'indomani si vedono i segni di questa totale anarchia. I muri della stazione marittima e quelli che separano dai binari sono imbrattati da improbabili writers - quelli veri regalano autentiche opere d'arte in altre zone della città - con disegni di rara bruttezza e scritte altrettanto sconce. Evidentemente, si mangia e si beve: per terra giacciono vaschette per patatine fritte, lattine, bottiglie di vetro, cartacce varie. Certo, chi si comporta da incivile non trova troppi modelli positivi da seguire: i binari abbandonati sono invasi dall'immondizia e da erba e arbusti altissimi, gli angoli tra i muri di contenimento ugualmente un mix d'immondizia che prova a farsi strada tra le erbacce. Tutto è lasciato senza controllo, uomini e natura. Anche questo scorcio, in pieno centro peraltro, mica nelle estreme periferie, è Porto Torres.

Emanuele Fancellu