La Nuova Sardegna

Sassari

Parkinsoniani: «Noi siamo abbandonati»

Quattro mesi di attesa per una visita nell’ambulatorio dell’Aou operativo una volta alla settimana

02 febbraio 2018
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SASSARI. Da cinque anni Franco Delli, malato di Parkinson, vive con due elettrodi che affondano nel suo cervello e che sono collegati sottocute a un pacemaker posizionato sul petto. Un intervento difficilissimo (12 ore), eseguito in anestesia locale a Cagliari dove l’uomo deve andare ogni volta che questa apparecchiatura - che garantisce una stimolazione profonda neurologica in grado di ridurre sensibilmente i sintomi della malattia - dà problemi. «A ottobre mi hanno sostituito la batteria con un intervento chirurgico - racconta - ma in seguito la ferita si è infettata e sono dovuto andare al pronto soccorso di Sassari dove mi hanno detto che non erano in grado di toccarmi. Così a dicembre mi hanno rimosso la batteria a Cagliari e adesso devo aspettare che la ferita guarisca per poter riposizionare il pacemaker. Così al momento tutti i benefici della stimolazione profonda sono scomparsi e mi ritrovo ad aver fatto un balzo indietro nel mio percorso». Questo il caso di Delli, che per anni ha presieduto l’associazione Malati di Parkinson, ma il problema della inadeguatezza dell’assistenza per le persone sofferenti di questa grave patologia neurodegenerativa è molto più generale.

Da oltre un anno l’ambulatorio che nel reparto di Neurologia dell’Aou in viale San Pietro seguiva i pazienti dal 2002 (2500 persone sottoposte a un totale di 18mila visite) rimaneva aperto per alcune ore tutti i giorni ed era seguito dal neurologo Kai Paulus al quale facevano riferimento utenti da tutto il Nord Sardegna. Poi, all’improvviso, lo spostamento definitivo del medico in reparto e la drastica riduzione delle ore di ambulatorio. Oggi, nonostante tutti gli appelli all’assessore regionale alla Sanità Arru, l’ambulatorio apre una volta alla settimana e riesce a garantire circa 80 visite al mese. Troppo poco visto che la lista d’attesa per sottoporsi a controlli è di circa quattro mesi. «Ci sarebbe bisogno di incrementare l’assistenza per questi malati - afferma Kai Paulus - ma finora gli appelli dell’associazione sono rimasti inascoltati». Così, anche gli sforzi della stessa associazione che da anni propone laboratori di teatro, percorsi d’arte e musicaterapia, sono vanificati dallo sconforto che prende i pazienti e le loro famiglie le quali si sentono del tutto abbandonate. Una situazione che i malati di Parkinson condividono con i sofferenti di Alzheimer, anche loro impossibilitati ad accedere a un’assistenza minimamente accettabile. (g.g.)

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