La Nuova Sardegna

Sassari

Giovani ubriachi alla guida: 18 denunce

di Gianni Bazzoni
Giovani ubriachi alla guida: 18 denunce

Patenti ritirate, auto confiscate e inseguimenti. Valori oltre il limite da due a quattro volte, il fenomeno ora fa paura

05 febbraio 2018
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SASSARI. Mascherati alla guida, simbolo di un carnevale che non si ferma neppure fuori dalla discoteca o dalla festa in un locale qualsiasi. E ubriachi, pieni di alcol al punto da fare decollare l’etilometro che fa registrare dati che generano paura: tre o quattro volte oltre i limiti consentiti dalla legge.

Il fine settimana dei giovanissimi e degli adolescenti è una maratona di alcol e superbevute che non hanno fine, dall’una alle sei del mattino è un bollettino di guerra: le pattuglie della polizia stradale in poco meno di sei ore - nella notte tra sabato e domenica - hanno ritirato 18 patenti. I conducenti (in larga parte nella fascia d’eta dei ventenni, oltre a qualche 40enne) sono stati tutti denunciati e dovranno rispondere davanti al giudice del reato di guida in stato di ebbrezza. Due auto sono state confiscate, accertati anche 12 casi di omessa revisione dei veicoli.

I controlli sono stati eseguiti tutti in città, in via Roma, nella zona della stazione e in periferia. Uno dei giovani non si è fermato all’alt degli agenti della polizia stradale e ha proseguito a forte velocità, ha “bruciato” il semaforo rosso rischiando di causare un incidente con conseguenze gravi. É stato inseguito e bloccato da una delle sei pattuglie che hanno trascorso la notte a controllare, rincorrere, richiamare e spiegare che non si può guidare ubriachi. Non solo perché si commette un reato e ci si porta dietro un mare di guai, ma perché il rischio è altissimo. Si può morire o causare la morte di altre persone. Il ragazzo che è scappato aveva un tasso di alcol nel sangue quattro volte superiore a quanto consentito dalla legge: è stato denunciato in stato di libertà, per lui anche una lunga lista di sanzioni amministrative per le violazioni al Codice della strada commesse prima di essere raggiunto e bloccato.

Andata e ritorno, ubriachi prima e dopo. Ormai è un rituale che si ripete: 18 patenti ritirate in meno di sei ore solo a Sassari città sono tante, si potrebbe dire una enormità. Un problema vero. Tra le persone fermate, anche due ragazze che viaggiavano in auto con le bottiglie di alcolici poggiate sui sedili. La conducente aveva valori due volte superiori al limite consentito: «Non ho bevuto tanto, solo un bicchiere...».

Davanti agli occhi degli agenti impegnati in uno dei posti di controllo in pieno centro, anche un Suv che sfreccia quasi come a voler passare indisturbato. Si alza la paletta, la frenata è brusca come di un segnala percepito all’ultimo momento. Il veicolo si ferma, ha una “raschiata” fresca sulla fiancata per l’incontro ravvicinato con un muro: «É successo poco fa, non ho visto che ero così vicino. Ho toccato un po’... ma non è niente». E se ci fosse stata una persona al posto del muro? C’è sempre una giustificazione a tutto, il tentativo di ridimensionare l’accaduto. E in ogni storia il filo conduttore è l’alcol, una striscia che unisce la partenza, il viaggio, l’arrivo e il ritorno, con bottiglie e bicchieri dentro le auto trasformate in bar con le ruote. Bottiglie sui sedili e per terra, bicchieri che passano di mano in mano.

Una lunga notte, 150 le persone controllate e identificate: è un pit-stop salvavita quello che si fa davanti alla pattuglia della polizia stradale, due le auto confiscate. Due chiacchiere, controlli, patente, documenti dell’auto, etilometro. L’ultima raccomandazione a quelli che ripartono, il carro attrezzi per i veicoli confiscati. Nei verbali della Polstrada uno spaccato sempre uguale, nei fine settimana accadono più o meno le stesse cose.

«Noi siamo per strada, impegnati a intensificare i controlli per contrastare comportamenti che figurano tra le principali cause di incidenti stradali – dice Inti Piras, dirigente della polizia stradale – ma non basta. Serve un impegno maggiore sul fronte della prevenzione e anche dell’educazione. Tutti sono chiamati a fare la propria parte».

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