La Nuova Sardegna

Sassari

La Tonnara bonificata dai residuati bellici

I sommozzatori della Marina hanno rimosso i proiettili di artiglieria segnalati da un subacqueo

17 febbraio 2018
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SORSO. Un sub li aveva notati qualche tempo fa nei pressi della Tonnara, e ieri sono intervenuti i palombari del Gruppo Operativo subacqueo del Comando subacqueo e incursori (ComSubIn) distaccati alla Maddalena per rimuovere e far brillare gli ordini risalenti probabilmente alla seconda guerra mondiale. Gli uomini del ComSubIn hanno operato di concerto con il nucleo Sdai della Maddalena (Sminamento difesa antimezzi insidiosi), lo stesso che qualche hanno fa aveva fatto deflagrare una bomba di fabbricazione inglese recuperata da un peschereccio all’imboccatura del porto di Porto Torres. L’intervento dei militari altamente specializzati - il ConSubIn è l’equivalente dei Navy Seals statunitensi – era stato richiesto dalla prefettura di Sassari, dopo la segnalazione del comando della capitaneria di porto di Porto Torres.

La guardia costiera ha indicato la posizione esatta degli ordigni, una dozzina di proiettili di vari calibri, rinvenuti a tre miglia dalla costa e a una profondità di 26 metri. I militari coordinati dal comandante del nucleo Sdai, il tenente Gianfranco Tommasi, hanno quindi provveduto a recuperare e a spostare gli ordigni ineplosi ancora più al largo, in una zona di sicurezza individuata dalla capitaneria di porto. Una volta giunti sul posto, i subacquei della marina militare hanno effettuato l’ultima immersione per far deflagrare gli ordigni «secondo le consolidate precauzioni tese a preservare l’ecosistema marino».

Un’operazione quasi di routine, quella della bonifica di ordigni inesplosi risalenti alla seconda guerra mondiale, che rappresenta una delle attività che i reparti subacquei della marina militare «conducono a salvaguardia dell’incolumità di tutti, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza delle balneabilità e della navigazione». Militari che, quando è possibile, scelgono di non far “brillare” i residuati bellici ma preferiscono farli deflagrare (in pratica fanno bruciare l’esplosivo) in modo da limitare gli inevitabili danni collaterali all’ambiente marino.

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