La Nuova Sardegna

Sassari

Bengalese morto in casa, indagato un medico del pronto soccorso

di Nadia Cossu
Bengalese morto in casa,  indagato un medico del pronto soccorso

Sassari, il sanitario firmò la seconda dimissione del 34enne. Oggi 14 marzo sarà eseguita l’autopsia

14 marzo 2018
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SASSARI. La mattina di domenica 4 marzo Shajahan Bepari, ambulante bengalese di 34 anni, venne dimesso dal pronto soccorso dell’ospedale di Sassari dove era andato per la seconda volta nel giro di poche ore per via del malessere dovuto a una febbre molto alta.

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Quella mattina, a firmare il foglio di uscita fu un medico che non riscontrò nulla di anomalo rispetto a quanto accertato poche ore prima dai colleghi attraverso una serie di esami e quindi, ritenendo che potesse trattarsi (come già d’altronde era emerso dai precedenti controlli) di una sindrome influenzale, lo aveva rimandato a casa. Qui, due ore dopo, era morto.

La Procura della Repubblica di Sassari (titolari dell’inchiesta sono Paolo Piras e Enrica Angioni) ha ritenuto di dover iscrivere nel registro degli indagati quel medico che firmò le seconde dimissioni di Shajahan Bepari. Motivo per il quale l’autopsia inizialmente prevista per lunedì è slittata a oggi 14 marzo, per consentire all’indagato di nominare un proprio consulente che potesse partecipare all’esame necroscopico. Una perizia collegiale, quella disposta dalla Procura, che vedrà la presenza del medico legale Francesco Lubinu ma anche di un anatomopatologo e di un’infettivologa.

I sostituti procuratori Piras e Angioni hanno esaminato con attenzione ogni passo compiuto dai medici che sabato sera avevano preso in cura il paziente e non hanno rilevato alcuna negligenza o imperizia. Tutti gli esami eseguiti non avevano evidenziato patologie preoccupanti e infatti il 34enne era stato dimesso con una diagnosi di sindrome influenzale.

Shajahan si era allontanato dall’ospedale ma il malessere non accennava a diminuire e così dopo qualche ora era tornato al pronto soccorso. Il medico di turno aveva appena preso servizio. Ora la Procura – anche in base a quanto emergerà dall’autopsia di questa mattina – dovrà stabilire se un accertamento in più avrebbe potuto salvare la vita al 34enne.

Al momento si possono solo fare ipotesi ma è chiaro che l’indagine a carico del medico è un atto dovuto che serve a fare chiarezza e a ricostruire con maggiore precisione tutta la vicenda. Intanto la famiglia della vittima si è affidata alla tutela di un legale, l’avvocato Giuseppe Onorato, che sta seguendo con attenzione tutti i passi dell’inchiesta. In attesa che la salma venga restituita ai propri cari e possa fare rientro nel Paese d’origine dove saranno celebrati i funerali.

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