Vie ferrate, guerra aperta tra sindaci e guide alpine
La Regione “sconsiglia” l’utilizzo di Cabirol e Giorrè dopo le perizie del Conagai Per i tecnici sarebbero pericolose. Il sindaco di Cargeghe: procedure poco chiare
14 marzo 2018 di Giovanni Bua
SASSARI. Una guerra ad alta quota, che va avanti da anni, ma nonostante questo sembra essere solo all’inizio. È quella che si sta combattendo intorno alle “vie ferrate” del Cabirol ad Alghero e del Giorrè a Cargeghe, paradiso per gli appassionati dell’arrampicata che, un duro scontro che vede impegnati da una parte i Comuni e dall’altra il Collegio Nazionale Guide alpine italiane (Conagai) e la Regione, rischia di trasformarsi in un inferno.
Intervento che dà conto di uno scontro lungo e profondo. Partito dal 2015 proprio da Giorrè, con le associazioni Gruppo d’intervento Giuridico e Mountain Wilderness che avevano lanciato l’allarme sulla costruzione di ferrate in ambiente Sic e ad alto rischio di frana, oltre all’abusivismo di professione di Guida alpina.
Faccenda arrivata poi sul tavolo del collegio nazionale guide alpine italiane, con il Conagai che, in qualità di ente pubblico, inviò una serie di esposti alla Procura anche relativi ad altre trade ferrate isolane, tra cui il Cabirol. A questi poi sono seguiti un incontro in prefettura a Sassari e una segnalazione alla Guardia di Finanza.
Poi la perizia. «La situazione che le Guide alpine hanno rilevato è risultata grave e altamente pericolosa – spiegano le stesse guide –. Le perizie sono state quindi depositate presso diversi enti di competenza tra cui l’assessorato all’Urbanistica della Regione, che ha validato le conclusioni del Conagai indicandole nella nota inviata il 5 marzo al Comune di Cargeghe e a quello di Alghero».
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