La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, la protesta dei migranti si risolve con un abbraccio

di Giovanni Bua
Sassari, la protesta dei migranti si risolve con un abbraccio

Un gruppo di richiedenti asilo manifesta per bloccare l’ordine di trasferimento. Arcivescovo e prefetto li convincono

17 marzo 2018
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SASSARI. Una storia a lieto fine, che dimostra, se ce ne fosse bisogno, che più delle parole conta la presenza, e nessuna durezza è possibile se non è accompagnata dalla ragionevolezza. Doti queste che nelle ultime 24 ore hanno dispensato a piene mani il prefetto Giuseppe Marani e il suo staff, e l’arcivescovo Gian Franco Saba. Che, con una paziente opera di mediazione, hanno convinto una ventina di giovani richiedenti asilo, uomini e donne provenienti da Gambia e Nigeria, a non andare avanti con il loro rifiuto al trasferimento dalla struttura che li ospitava, a Li Lioni a Porto Torres, in altri centri dell’Isola. Una protesta che giovedì in piazza d’Italia è arrivata a un passo dal degenerare, con i giovani pronti ad accamparsi di fronte alla prefettura per tutta la notte per bloccare il cambio di residenza, e a un passo dal perdere il diritto all’accoglienza e finire letteralmente in mezzo alla strada.

E invece in quella piazza insieme a loro sono andati prefetto e arcivescovo, e fino a tarda notte, nonostante il freddo e la pioggia, hanno parlato, insistito, convinto. Con monsignor Saba che alla fine ha tolto il coniglio dal cilindro, offrendo una notte di ricovero nel centro dei Salesiani a San Giorgio, e il prefetto Marani che quella notte di riflessione ha deciso di concedere ai giovani, per fare la scelta giusta. Scelta che ieri sera è arrivata, con i ragazzi che prima di partite per la loro nuova casa hanno chiesto di andare a trovare il vescovo, per scambiarsi un abbraccio.

Tutto è iniziato giovedì mattina quando la prefettura, come annunciato da giorni, ha dato il via allo spostamento di una quarantina di ospiti del centro d’accoglienza di Li Lioni a Porto Torres, dopo una serie di segnalazioni da parte dell’Asl che denunciavano un numero di occupanti il doppio del consentito.

In particolare a ricevere una nuova destinazione erano un gruppo proveniente dalla Costa d’Avorio, francofoni, accompagnati al centro “Il Vivaio” di Sorso, una dozzina di uomini provenienti dal Gambia, destinati ad Aglientu, comunità tutta al maschile. E dodici donne nigeriane, da ospitare all’hotel Savoia a Olbia, dove sono presenti varie famiglie, per la maggior parte di origine eritrea.

Un’operazione delicata per la quale iniziano subito i problemi: nove delle dodici nigeriane si rifiutano infatti di prendere il pullmino per Olbia e, a fine mattinata, si dirigono a Sassari, in piazza d’Italia, di fronte alla prefettura. A raggiungerle dopo qualche ora il gruppo dei giovani del Gambia che, arrivati ad Aglientu, prendono un pullman di linea e ritornano sui loro passi.

Da lì inizia un’estenuante trattativa. I richiedenti asilo protestano contro lo spostamento coatto, vogliono tornare a tutti i costi a Li Lioni e minacciano di accamparsi in piazza d’Italia. A “trattare” con loro arriva il prefetto Giuseppe Marani, accompagnato dal suo capo di gabinetto, e responsabile della gestione dei richiedenti asilo, Maria Antonietta Gregorio, e da personale della questura. La posizione dell’ufficio territoriale del governo è ferma: i richiedenti asilo non hanno più posto a Porto Torres, e se rifiuteranno le nuove sistemazioni perderanno il diritto all’accoglienza. Si cerca però in ogni modo di mediare, e soprattutto di evitare che i giovani passino la notte all’addiaccio.

Piove e si fa buio, dalla prefettura si cerca una sistemazione per i migranti, ma il Comune non ha posto. Il prefetto allora contatta l’arcivescovado, e in piazza arriva direttamente l’arcivescovo Gian Franco Saba, che si aggiunge al gruppo che dialoga con i giovani cercando di farli desistere dalla protesta. L’offerta dell’arcivescovo è un ricovero, con l’appoggio della Caritas, nella casa famiglia dei salesiani a San Giorgio. Il gruppo resiste a lungo e alla fine, poco prima della mezzanotte, cede e viene accompagnato nella sistemazione provvisoria. Dal canto suo la prefettura concede ai migranti un giorno per decidere. Alla fine tutto si risolve per il meglio. E dopo una giornata di riposo i ragazzi e le ragazze partono per Aglientu e Olbia, non prima di aver scambiato con monsignor Saba un caldo ed eloquente abbraccio.

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