Porto Torres, crolla un muraglione di epoca romana
La pioggia ha minato alla base l’antico manufatto che si affaccia su via Fontana Vecchia
22 marzo 2018
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PORTO TORRES. Nel 2015, dopo qualche giornata di piogge intense, lungo il costone di roccia che s’affaccia su via Fontana Vecchia, proprio sopra l’ingresso dell’acquedotto romano, spuntò fuori dalla terra un filare di blocchi di calcare, taluni sconnessi a causa anche della presenza di una pianta di fichi d’india che indeboliva gli elementi leganti, altri in condizioni migliori seppure semisepolti dalla vegetazione.
Sotto uno di essi, quasi in linea con la struttura pertinente l’acquedotto di Turris Libisonis, si notava la presenza di un elemento in terracotta, forse uno scarico d’acqua. Già allora, per quanto l’importanza della scoperta fosse stata riconosciuta, pareva chiaro che senza un monitoraggio continuo e le dovute attenzioni quelle strutture sarebbero state a forte rischio di danneggiamento o perdita.
Perciò chi di dovere aveva chiesto la collaborazione del Comune e dei cittadini. Purtroppo, le incessanti piogge degli ultimi giorni hanno progressivamente indebolito i legami tra le strutture e dato il colpo di grazia al probabile scarico.
I rovesci hanno favorito l’azione erosiva e prima, sotto il peso anche della pianta di fichi d’india ormai quasi sradicata, si sono sfaldati e staccati alcuni blocchi di calcare, poi ha ceduto di schianto lo scarico, trascinato giù dal fiumiciattolo creatosi lungo il costone e proprio in quel punto.
Oggi restano soltanto alcuni blocchi, ma anch’essi rischiano di precipitare giù se non si interverrà per consolidarli e rimuovere le ramaglie e alcune onduline di eternit.
Provare a risistemare i blocchi caduti potrebbe non essere impossibile nonostante il lavoro non sia privo di pericoli, ma non servirebbe a nulla senza un piano di salvaguardia complessivo dell’area.
Emanuele Fancellu
Sotto uno di essi, quasi in linea con la struttura pertinente l’acquedotto di Turris Libisonis, si notava la presenza di un elemento in terracotta, forse uno scarico d’acqua. Già allora, per quanto l’importanza della scoperta fosse stata riconosciuta, pareva chiaro che senza un monitoraggio continuo e le dovute attenzioni quelle strutture sarebbero state a forte rischio di danneggiamento o perdita.
Perciò chi di dovere aveva chiesto la collaborazione del Comune e dei cittadini. Purtroppo, le incessanti piogge degli ultimi giorni hanno progressivamente indebolito i legami tra le strutture e dato il colpo di grazia al probabile scarico.
I rovesci hanno favorito l’azione erosiva e prima, sotto il peso anche della pianta di fichi d’india ormai quasi sradicata, si sono sfaldati e staccati alcuni blocchi di calcare, poi ha ceduto di schianto lo scarico, trascinato giù dal fiumiciattolo creatosi lungo il costone e proprio in quel punto.
Oggi restano soltanto alcuni blocchi, ma anch’essi rischiano di precipitare giù se non si interverrà per consolidarli e rimuovere le ramaglie e alcune onduline di eternit.
Provare a risistemare i blocchi caduti potrebbe non essere impossibile nonostante il lavoro non sia privo di pericoli, ma non servirebbe a nulla senza un piano di salvaguardia complessivo dell’area.
Emanuele Fancellu
