La Nuova Sardegna

Sassari

Rubano il pranzo di Pasqua ai poveri

di Giovanni Bua
Rubano il pranzo di Pasqua ai poveri

Saccheggiata la “casa” delle vincenziane di San Sisto e San Donato il giorno prima della distribuzione a 70 famiglie

28 marzo 2018
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SASSARI. Luca è un mese che non beve, e anche se non riceverà il suo pacco è comunque un giorno di festa. Peppino ha detto di dare il suo olio a qualcuno che ha più bisogno. Laura li ha abbracciati, e gli ha sussurato di stare tranquilli, tutto si risolverà. A Massimo non importa degli aiuti, è felice perché forse ha finalmente trovato un lavoro. Trattengono a stento le lacrime i volontari del gruppo vincenziano di San Sisto e San Donato mentre raccontano dell’affetto e della solidarietà che da ore li circonda. E qualche lacrima piangono non certo pensando quello che gli è stato rubato, ma a quello che ieri non hanno potuto donare.

Il “pacco” di Pasqua, che avrebbero dovuto distribuire fin da mattina alla settantina di famiglie che ogni quindici giorni bussano alla porta della loro piccola sede in vicolo delle Campane di San Donato sarà infatti molto più povero del previsto. La porta della casupola su due piani è stata infatti sfondata nella notte. E il centro, pieno come non mai vista una fortunata colletta alimentare all’Eurospin e le donazioni dei tanti volontari in vista delle feste, è stato letteralmente saccheggiato. «Hanno portato via un centinaio di bottiglie d’olio extravergine – racconta Graziella, presidente del gruppo – e altrettanti pacchi di caffè. Ma anche decine di confezioni di formaggio grattugiato, scatoloni di biscotti e merendine. Delle confezioni di pollo surgelato, che avevamo conservato per fare una piccola sorpresa pasquale. E i detersivi, li avevamo comprati perché non riusciamo mai a regalarli, e invece servono così tanto».

Un colpo mirato, spregiudicato e che deve aver richiesto del tempo per essere portato a termine. Ma che nessuno nella zona dice di aver notato. Con i ladri che, dopo aver rovistato buttando all’aria tutto nelle stanze della minuscola sede nel cuore del centro storico, hanno usato una valigia e dei carrelli che i volontari usavano per scaricare gli aiuti alimentari per far sparire l’ingombrante refurtiva.

Ad accorgersi del furto, ieri mattina presto, i gestori di un vicino circolo, che hanno dato l’allarme. «Siamo subito arrivati – raccontano le volontarie – insieme al parroco di San Sisto, don Fernando Cornet. E abbiamo subito iniziato a mettere tutto a posto e a contare quello che ci avevano portato via. Non nascondiamo il nostro dolore. Nulla di simile era mai successo, e ci siamo sempre sentiti parte attiva e ben accolta di questo quartiere, ricco di problemi e criticità ma anche di solidarietà, vitalità, energia». Da allora Graziella e Rita, Angela, Lucia, Raffaella, Franco e Nunzia, Elena, Caterina e Roberto si danno il cambio per distribuire tutto quello che è rimasto, e presidiare la sede con la sua porta sfondata. Niente foto, e niente cognomi, perché chi aiuta gli ultimi preferisce farlo con discrezione, ma un appello accorato: «Noi non vogliamo denunciare nessuno, vorremmo solo che chi ha fatto questo si renda conto che non è a noi che ha rubato, ma a persone che hanno problemi come lui».

Il tempo per rammaricarsi è poco, anche se: «Non nascondiamo di avere un po’ di paura – spiega Graziella –. Soprattutto perché non sentiamo più questo posto come sicuro, e non vorremmo mal custodire il frutto della generosità di tante persone». Ma più della paura può l’entusiasmo, che donano quelle persone che quel furto più di tutti hanno subito, quegli “ultimi” che per tutto il giorno passano nel centro, si informano, si stupiscono, si arrabbiano. Persone di ogni razza, religione, estrazione sociale. Che combattono, cadono e si rialzano. Chiedono quello che è rimasto, e offrono tutto ciò che possono.

«Dobbiamo chiudere la sede – spiegano le volontarie – speriamo che qualcuno ci aiuti. E capire come evitare che quello che è successo capiti di nuovo. C’è la prossima colletta alimentare da organizzare, presto. Per allora deve essere tutto pronto». E il sorriso fa di nuovo breccia nelle facce stanche e coraggiose di questa decina di eroi silenziosi, che pensando a come chiudere quella porta sfondata hanno per l’ennesima volta spalancato il loro cuore.



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