processo e.on
Venerucci non è imputato di disastro
SASSARI. «Non corrisponde al vero che la Procura avrebbe richiesto il rinvio a giudizio del dottor Venerucci con l’accusa di “disastro ambientale doloso” o per altri reati in materia ambientale». La...
31 marzo 2018
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SASSARI. «Non corrisponde al vero che la Procura avrebbe richiesto il rinvio a giudizio del dottor Venerucci con l’accusa di “disastro ambientale doloso” o per altri reati in materia ambientale». La precisazione dell’avvocato Giuseppe Bellomo, difensore di Paolo Venerucci, 63 anni, direttore generale delle risorse umane di E. On, ci consente di mettere un punto fermo sulle differenti imputazioni contestate dalla Procura della Repubblica a cinque imputati nell’ambito del procedimento penale sull’inquinamento ambientale accertato nel 2015 a Fiume Santo.
In effetti Paolo Venerucci non è imputato di disastro ambientale doloso. Il manager non è mai stato arrestato nell’ambito della inchiesta della Procura della Repubblica sassarese.
La imputazione di concorso in disastro ambientale per l’inquinamento ambientale a Fiume Santo è stata contestata a Marco Bertolino, 51 anni, romano, direttore della centrale termoelettrica di Fiume Santo; e a Salvatore Signoriello, 66 anni, all’epoca dei fatti amministratore delegato di E.On. Nei giorni scorsi, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a due anni di reclusione del direttore Bertolino, che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato.
Le accuse nei confronti di Paolo Venerucci e di altri due imputati non hanno niente a che fare con reati in materia ambientale. Il direttore generale delle risorse umane, l’allora capo della centrale Livio Russo e Alessandro Muscas, amministratore della società incaricata di procedere all’analisi dei campioni di terreno, sono chiamati a rispondere di concorso in falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Al termine della udienza preliminare, oltre a decidere se mandare a processo Signoriello per il reato di disastro ambientale doloso, il gup deciderà se rinviare a giudizio gli altri manager per le presunte falsità commesse nel redigere il “piano di caratterizzazione delle aree oggetto degli interventi di demolizione dei Gruppi 1 e 2”.
Nella sua lettera, l’avvocato Giuseppe Bellomo precisa infine che Paolo Venerucci «segnalò alle autorità competenti che nei terreni sotto i serbatoi di alimentazione dei gruppi 1 e 2 della centrale c’erano continui sversamenti di olio combustibile in aree di interesse pubblico».
In effetti Paolo Venerucci non è imputato di disastro ambientale doloso. Il manager non è mai stato arrestato nell’ambito della inchiesta della Procura della Repubblica sassarese.
La imputazione di concorso in disastro ambientale per l’inquinamento ambientale a Fiume Santo è stata contestata a Marco Bertolino, 51 anni, romano, direttore della centrale termoelettrica di Fiume Santo; e a Salvatore Signoriello, 66 anni, all’epoca dei fatti amministratore delegato di E.On. Nei giorni scorsi, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a due anni di reclusione del direttore Bertolino, che ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato.
Le accuse nei confronti di Paolo Venerucci e di altri due imputati non hanno niente a che fare con reati in materia ambientale. Il direttore generale delle risorse umane, l’allora capo della centrale Livio Russo e Alessandro Muscas, amministratore della società incaricata di procedere all’analisi dei campioni di terreno, sono chiamati a rispondere di concorso in falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Al termine della udienza preliminare, oltre a decidere se mandare a processo Signoriello per il reato di disastro ambientale doloso, il gup deciderà se rinviare a giudizio gli altri manager per le presunte falsità commesse nel redigere il “piano di caratterizzazione delle aree oggetto degli interventi di demolizione dei Gruppi 1 e 2”.
Nella sua lettera, l’avvocato Giuseppe Bellomo precisa infine che Paolo Venerucci «segnalò alle autorità competenti che nei terreni sotto i serbatoi di alimentazione dei gruppi 1 e 2 della centrale c’erano continui sversamenti di olio combustibile in aree di interesse pubblico».