La Nuova Sardegna

Sassari

La Pasqua "bassa" non porta turisti e gli hotel restano chiusi

di Silvia Sanna
La Pasqua "bassa" non porta turisti e gli hotel restano chiusi

Manca, Federalberghi: «La stagione parte a fine mese. E ci sono buoni segnali»

01 aprile 2018
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SASSARI. Tre alberghi su quattro chiusi per Pasqua ma niente paura: la stagione non parte male perché in realtà deve ancora iniziare. E i segnali positivi per fortuna ci sono. «Con una Pasqua così bassa e con un clima così freddo non potevamo aspettarci niente di più – dice Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi – i turisti non sono invogliati a venire in Sardegna. Oltre a quelli aperti tutto l’anno, c’è un 5% per cento di strutture – 50 in totale – che ha deciso di accogliere visitatori a Pasqua. Nella consapevolezza che aprire un hotel oggi significa chiudere fra due giorni e riaprire per la fine del mese-primi di maggio: per quel periodo, è questo è un dato molto incoraggiante, abbiamo un aumento delle prenotazioni da parte di turisti stranieri».

Si parla da sempre della necessità di allungare la stagione turistica. Per ora resta un sogno?

«Siamo all’anno zero ma ci sono segnali positivi. Le prenotazioni sono in aumento per la bassa stagione- tra maggio e giugno e poi settembre ottobre – e costanti per luglio e agosto. Ma una Pasqua così bassa è chiaro che porta numeri quasi insignificanti, perché è caratterizzata quasi esclusivamente turismo interno, sardi che si spostano dal sud al nord o viceversa. Per questo non ha senso confrontare i numeri di oggi con quelli della Pasqua di un anno fa che era il 16 aprile: 15 giorni avanti in calendario fanno una grossa differenza».

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Questo significa che oltre al turismo di tipo balneare la Sardegna offre ancora troppo poco?

«Il 73 per cento dei turisti che vengono in Sardegna lo fanno perché attirati dalla bellezza del mare e delle spiagge. Naturalmente il mare non è sostituibile ma è possibile offrire altri attrattori che al momento incidono in misura quasi insignificante, dai 2 ai 3 punti percentuale. Ma per questo occorre creare un sistema, bisogna ragionare sul prodotto offerto, serve una continuità di progetto: insomma una linea guida che indichi dove si vuole andare, quali sono gli obiettivi».

La giunta regionale nella nuova legge sul Turismo ha introdotto la Dmo, Destination management organization, strumento per coordinare la promozione dell'offerta turistica. È questa la strada giusta?

«L’assessore Argiolas sta lavorando bene, la Dmo è uno strumento che la nostra categoria ha fortemente voluto. È importante il fatto che stia cercando il confronto con gli operatori per arrivare a una soluzione condivisa, buona prassi ereditata dal suo predecessore Francesco Morandi. I propositi sono buoni ma siamo all’inizio e la vera preoccupazione è un’altra».

Quale?

«Sono i tempi della macchina regionale, lentissima nel tradurre le buone intenzioni in fatti concreti. Un esempio su tutti: per approvare una legge sul turismo ci sono voluti 5 anni. Ma in Regione hanno idea di come il turismo in questi 5 anni sia cambiato radicalmente? Ecco, se i tempi non saranno accorciati il settore sarà sempre in affanno e riuscire ad allungare la stagione andando oltre il balneare sarà difficile».

In che modo l’iter burocratico dovrebbe velocizzarsi?

«È inutile dire “vogliamo la gente oltre l’estate” se non incentiviamo gli alberghi ad aprire fuori stagione. E per farlo occorre garantire un trasporto esterno ed interno adeguato, invece a gennaio avevamo i voli bloccati. Non solo: le assunzioni extra periodi canonici dovrebbero essere facilitate, invece i bandi sono sempre in ritardo. Capiamo che spesso i problemi non dipendono solo dalla Regione, ma occorre una soluzione: se la macchina è lenta, almeno parta prima. E non si perda in discussioni sterili come quella alla quale stiamo assistendo da mesi su cubature si-cubature no».

Si riferisce al confronto sul disegno di legge Urbanistica?

«Si, perché gli alberghi sono finiti al centro di una polemica insensata legata a questioni di metratura risibile. La verità è che abbiamo necessità di adeguare le strutture per migliorare la qualità ma anche per garantire un’offerta fuori dalla stagione estiva. Se il turista chiede la spa gliela devi dare altrimenti va altrove. Se si vuole puntare sul cicloturismo servono esperti e strutture specifiche, se si vuole fare crescere il segmento wedding, le strutture devono adeguarsi con spazi idonei all’organizzazione di matrimoni. Se invece tutto resta fermo non si va lontano».

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