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Lo stesso cedimento davanti all’edicola di viale Trieste

SASSARI. L’esperienza di viale Trieste insegna: molto meglio prevenire che curare. Infatti lo scenario è simile: ci si sposta a monte solo di qualche centinaio di metri, dopodiché si ritrova un...

12 aprile 2018
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SASSARI. L’esperienza di viale Trieste insegna: molto meglio prevenire che curare. Infatti lo scenario è simile: ci si sposta a monte solo di qualche centinaio di metri, dopodiché si ritrova un analogo terrapieno, gli stessi sintomi di cedimento, e un’edicola a far da spettatore a una via che collassa progressivamente. D’altronde le carte del Pai mettono in guardia, e la porzione di città compresa tra il parcheggio di Santi Angeli e il Fosso della Noce, viene classificata ad alto rischio idrogeologico. Quindi se al lavoro della natura e dei suoi corsi d’acqua sotterranei si aggiungono anche i danni arrecati dalle condotte colabrodo, ecco che i terrapieni sono destinati a cedere. In viale Trieste i residenti avevano cominciato a suonare l’allarme dal lontano 1999. Anche in quel caso nessuna crepa sulla pelle della strada, ma i segni di un malessere più profondo si erano manifestati esattamente come sta accadendo ora in viale Trento: marciapiedi che scende di qualche centimetro, primi avvallamenti del manto stradale. Viale Trieste nel gennaio del 2013 si era definitivamente arresa: era scoppiata una condotta e l’asfalto si era lesionato. Perciò vigili urbani, transenne e chiusura al traffico. Un mese dopo la situazione peggiora ulteriormente, e la via diventa a rischio anche per i pedoni. Interdizione totale. A quel punto i lavori di consolidamento del terrapieno, ormai compromesso dall’erosione, sono stati lunghi e molto costosi. Ecco perché in viale Trento è necessario giocare d’anticipo.



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