la protesta
La ciclabile dell’ippodromo è una giungla
SASSARI. Delle non molto amate piste ciclabili cittadine ce n’è una che è invece non solo gradita ma anche molto frequentata. Si tratta del percorso ciclo-pedonale all’interno dell'ippodromo...
29 aprile 2018
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SASSARI. Delle non molto amate piste ciclabili cittadine ce n’è una che è invece non solo gradita ma anche molto frequentata. Si tratta del percorso ciclo-pedonale all’interno dell'ippodromo cittadino, dove pedalano e soprattutto camminano e corrono centinaia di persone tutti i giorni.
Un esercito in marcia, composto da gente che deve smaltire qualche chilo di troppo, signore che si prepara per la prova bikini, atleti che la usano per allenarsi, ma anche il diabetici che combattono la glicemia e cardiopatici che si devono tenere in forma, i bambini in bici con mamma e papà.
Purtroppo però le condizioni del circuito sono ormai al limite. E lo spazio per correre, che teoricamente dovrebbe arrivare a tre metri abbondanti di larghezza, si è ridotto a meno di un metro, costringendo i frequentatori al «senso unico alternato». Niente che fermi gli appassionati frequentatori, tornati in massa dopo la chiusura di due settimane causata dai lavori a una dragonara che aveva allagato la pista.
« A causa della folta vegetazione – si lamenta uno di loro – che la caratterizza più che a una pista pedonabile e ciclabile rassomiglia ad un tratturo di campagna o a un pezzo di giungla in città. Non credo ci voglia molto a regalarle un minimo di decenza: due operai del comune e due cespugliatori? Ho esagerato. Forse ne basta uno».
Un esercito in marcia, composto da gente che deve smaltire qualche chilo di troppo, signore che si prepara per la prova bikini, atleti che la usano per allenarsi, ma anche il diabetici che combattono la glicemia e cardiopatici che si devono tenere in forma, i bambini in bici con mamma e papà.
Purtroppo però le condizioni del circuito sono ormai al limite. E lo spazio per correre, che teoricamente dovrebbe arrivare a tre metri abbondanti di larghezza, si è ridotto a meno di un metro, costringendo i frequentatori al «senso unico alternato». Niente che fermi gli appassionati frequentatori, tornati in massa dopo la chiusura di due settimane causata dai lavori a una dragonara che aveva allagato la pista.
« A causa della folta vegetazione – si lamenta uno di loro – che la caratterizza più che a una pista pedonabile e ciclabile rassomiglia ad un tratturo di campagna o a un pezzo di giungla in città. Non credo ci voglia molto a regalarle un minimo di decenza: due operai del comune e due cespugliatori? Ho esagerato. Forse ne basta uno».