La Nuova Sardegna

Sassari

«Via l’acqua sotto via Montello»

di Paoletta Farina
«Via l’acqua sotto via Montello»

I proprietari fanno causa e i giudici civili ordinano a Comune e Abbanoa di intervenire con pompe

12 maggio 2018
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SASSARI. Comune e Abbanoa sono corresponsabili degli allagamenti sotterranei in via Montello e via Flumenargia. E quei rivoli che da trent’anni gorgogliano e scavano nelle viscere dei palazzi e delle due strade rappresentano un pericolo che deve cessare al più presto. Come? I due enti si diano subito da fare sistemando pompe sommerse per l’aspirazione dell’acqua, prima che sia troppo tardi e avvenga un crollo, finora scongiurato ma altamente probabile. Taglia la testa al toro l’ordinanza della prima sezione del tribunale civile entrata nel merito della lite che contrappone Palazzo Ducale e il gestore del servizio idrico a sei proprietari di immobili situati nelle due vie, di cui quello di via Montello al numero 21 dichiarato inagibile e sgomberato definitivamente nel 2000. I giudici di merito (il presidente del collegio Silvio Lampus, Elisabetta Carta e il relatore Marta Guadalupi) hanno dato ragione per la seconda volta agli inquilini, purtroppo per loro ex, confermando lo scorso 13 novembre l’ordinanza del magistrato Cinzia Caleffi. Che qualche mese prima, per l’esattezza il 21 giugno del 2017, aveva accolto il ricorso urgente – ex articolo 700 del codice di procedura civile – dei proprietari Marco Sassu, Giacomino Sassu, Antonio Maria Sassu, Giovannino Ghisu, Angela Antonia Dettori e Leonarda Sassu.

Alla base dei due provvedimenti giudiziari c’è la perizia del consulente tecnico d’ufficio, l’ingegner Marco Martis. Secondo il quale esiste un pericolo grave e concreto per il palazzo di via Montello «che con il tempo tende a diventare irreparabile» e che ha precisato nella sua relazione che di sicuro «il cedimento di una porzione di muratura satura in un qualunque punto della struttura causerebbe un dissesto con evoluzione molto rapida». Allo stesso tempo il perito non è riuscito ad accertare con sufficiente certezza, parole dei giudici di prima e seconda istanza, l’effettiva provenienza delle acque e le cause del cedimento. Ma ha comunque indicato, secondo il criterio della maggiore probabilità, che il fondo della ex cava dove sono costruiti gli immobili ha una conformazione che trattiene l’acqua e non consente di smaltirla naturalmente; poi che l’acqua che allaga le cantine degli edifici è prevalentemente meteoritica e contiene tracce di acqua di rete e fognaria, come è stato verificato dalle analisi di laboratorio; e, infine, che verosimilmente le infiltrazioni provengono sia dalla canaletta del Parco Emanuela Loi, di proprietà del Comune, che sfocia nello scavo della questura, sia dalla varie perdite di rete che si sono verificate nel corso degli anni.

Comune e Abbanoa avevano cercato di “farla franca” addossandosi l’un l’altra le responsabilità. Per primo era stato chiamato in causa dai proprietari degli immobili Palazzo Ducale che però aveva ottenuto l’inserimento nel contradditorio del gestore del servizio idrico in quanto concessionario delle rete. Abbanoa si voleva tirare fuori sostenendo di aver preso possesso delle condutture soltanto nel 2014. Il Comune ha tentato di addossare le colpe a difetti di costruzione dell’immobile in via Montello 21.

Conclusione del collegio: respinti i reclami dell’amministrazione comunale e del gestore idrico ha condannato la prima al pagamento delle spese processuali per 3500 euro.

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