La Nuova Sardegna

Sassari

Una cascata nel vecchio convento

di Luigi Soriga

Durante l’acquazzone piove dentro l’ex biblioteca: padre Salvatore chiede urgentemente interventi

22 maggio 2018
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SASSARI. A Padre Salvatore e a frate Maurizio a metà maggio era sfuggito un “Deo Gratias”. Della serie: è arrivata la primavera, il peggio è passato, e il convento per questa stagione ormai è salvo.

Ieri pomeriggio, quando il “tintinnometro” della pioggia ha raggiunto preoccupanti intensità, i due sono andati di corsa nell’ingresso di via artiglieria. E il loro sesto senso aveva ragione: la volta colabrodo elargiva acqua con l’intensità di un sifone doccia. La pioggerellina inzuppava un elegante tappeto, e poi si allargava formato laghetto nella stanza. La situazione al piano terra è questa. I due si scambiano una rapida occhiata di panico. Salgono velocemente due rampe di scale, e si arrampicano sino alla vecchia biblioteca. Lo scrosciare è inequivocabile: il rivolo d’acqua, proprio sotto il tetto, è diventato una cascata. «Ecco, è proprio in questo punto che entra l’acqua – dice padre Salvatore – da quelle tegole lassù». Ora, se in una casa qualunque dovesse piovere sulla testa, il proprietario in genere chiama due muratori, e nell’arco di una settimana il soffitto è nuovamente a tenuta stagna. In un edificio del 1200, a quanto pare, le cose sono un tantino più complicate. Perché le infiltrazioni, le perdite, le lesioni alla volta sono state segnalate da molto tempo. «Occorre un progetto di ristrutturazione, occorre l’approvazione della Soprintendenza, occorrono molti soldi». Però ogni volta che il cielo la manda giù, la chiesa e il convento di Santa Maria annaspano. «Nemmeno in inverno si era vista una simile infiltrazione. Se non si risana la copertura si rischia di compromettere un’altra porzione del convento». L’edificio è fatto a strati, ciascuno di una diversa epoca. Quella del 1800 è stata restaurata da poco, ma qualcuno deve aver dimenticato di risvoltare la guaina impermeabilizzante: le pareti, ad ogni acquazzone, lacrimano generose. L’area del 1500 invece trasuda umidità e cacca di piccione. I vigili del fuoco hanno dichiarato inagibili diversi locali, e da quel momento questo pezzo di storia appartiene ai volatili. Quando padre Salvatore apre una porta, si capisce il motivo: il pavimento è una poltiglia scura di acqua ed escrementi, e per oltrepassarla occorrono le ali. I nuovi padroni di casa lanciano un’occhiataccia agli intrusi, danno una scrollata di piume e spariscono nella stanzetta accanto. Gli ambienti del 1500 ormai sono una cicatrice architettonica, e per rimarginarla non basta un miracolo: forse una spessa garza di euro, almeno 10 milioni, potrebbe lenire le piaghe dell’incuria e del tempo.

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