La Nuova Sardegna

Sassari

Papa Francesco accoglie i malati di Aids

Papa Francesco accoglie i malati di Aids

Domani a Roma, a 20 anni dalla fondazione della Casa famiglia di Sassari, il commovente incontro con il Santo Padre

26 giugno 2018
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SASSARI. Vent’anni fa è nata la prima casa famiglia per malati di Aids in Sardegna. A Sassari, in Porta Sant’Antonio 13, in una porzione del convento, uno di quei luoghi dove gli ultimi si ritrovano per aggrapparsi a una speranza, per credere ancora che si può uscire dalla solidutine e compiere piccoli passi verso la normalità. Domani sarebbero 20 anni, un bel compleanno che merita una festa, non per il tempo che è passato ma per l’intensità di una sfida che chi è in difficoltà vuole giocare ogni giorno, sino all’ultimo.

E domani sarà un giorno speciale, perché i 12 malati ospiti della Casa famiglia - con altrettanti volontari-accompagnatori - saranno ricevuti da Papa Francesco. Insieme a loro padre Salvatore Morittu, il frate francescano di Mondo X Sardegna che ha fondato la Casa famiglia e le comunità di recupero per tossicodipendenti di San Mauro e S’Aspru. É stato lui a scrivere al Santo Padre per raccontare di quei giovani, della loro esperienza, della voglia di vivere che coltivano con tanto coraggio. E ha detto anche della Casa famiglia, l’unica in Sardegna per i malati di Aids, una comunità alloggio, il luogo che accoglie persone prive o carenti di appoggio familiare e sociale, parzialmente o totalmente non autosufficienti. Una ricorrenza - quella del 2018 - con spazi aperti e l’opportunità di condividere un momento nell’arco dei prossimi sei mesi dell’anno.

Invece la risposta da Roma è arrivata in tempi brevi. Una comunicazione della segreteria di Papa Francesco per dire che il Santo Padre è felice di accogliere i 12 ospiti e gli accompagnatori nell’udienza in programma domani mattina. Parlerà di loro nel suo intervento.

«É una cosa bellissima – dice padre Salvatore Morittu – ci siamo organizzati a tempo di record, superando difficoltà che sono facilmente immaginabili. Ma ci siamo. Posso dire che lo immagino come un pellegrinaggio di ringraziamento: proprio il 27 giugno, il giorno di 20 anni fa in cui abbiamo aperto le porte della Casa famiglia, abbiamo la fortuna di condividere con il Papa la ricorrenza. Non con uno qualunque, ma con il Santo Padre, quello che con maggiore vigore parla degli ultimi, di coloro che vengono indicati come “scarto” della società».

C’è grande emozione tra gli ospiti della Casa famiglia, sono tutti pronti alla partenza.

«É un grande onore condividere con Papa Francesco questo momento – ha detto ancora padre Morittu – interpretare il Vangelo sui temi della carità, dell’accoglienza dei più fragili. Pane quotidiano per noi».

Ieri gli ultimi dettagli, oggi si parte: «É un viaggio che trasmette normalità – conclude padre Morittu – perché dimostra che anche i malati di Aids possono viaggiare, prendere un aereo e andare a Roma, incontrare il Papa, visitare una città bellissima. É una tappa emozionante in un percorso complesso: i ragazzi stanno tutti bene, sanno che sarà una gran bella giornata». (g.b.)



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