La Nuova Sardegna

Sassari

Lido Iride chiuso, tre indagati dalla Procura

di Nadia Cossu
Lido Iride chiuso, tre indagati dalla Procura

La polizia ha sequestrato lo stabilimento di Platamona, sotto inchiesta anche il titolare Cermelli

11 agosto 2018
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SASSARI. Alla fine al nuovo lido Iride di Platamona sono arrivati anche i sigilli. Ieri mattina gli uomini della squadra mobile e i colleghi della polizia amministrativa hanno notificato ai responsabili della struttura il sequestro preventivo disposto dal gip Michele Contini su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Porcheddu. Il provvedimento riguarda in particolare l’area adibita ai pubblici spettacoli «dove era stata realizzata una manifestazione senza la relativa autorizzazione» hanno spiegato dalla questura. Il riferimento è chiaramente al concerto della cantante Bianca Atzei. Inoltre erano state rilevate violazioni alla normativa in materia di prevenzione incendi.

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La Procura ha notificato un’informazione di garanzia al direttore del Lido Iride Pierpaolo Cermelli, alla rappresentante legale della società Multiservizi Spf Carla Macis e alla rappresentante dell’impresa alimentare Lido Iride Sdp Fabiana Denurra. A tutti e tre è stato contestato il reato previsto dall’articolo 681 del codice penale sulla “apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento”. Per gli inquirenti, in sostanza, gli indagati avrebbero organizzato nello stabilimento di Platamona spettacoli senza aver osservato le prescrizioni a tutela dell’incolumità pubblica. In particolare avrebbero gestito la struttura senza aver ottenuto la necessaria verifica di agibilità dei locali.

«Chiudiamo. Non ci sono più le condizioni – avevano detto solo una settimana fa i rappresentanti della società Spf che gestisce la struttura anticipando il provvedimento di sequestro del gip – Dopo l’ennesimo controllo abbiamo preferito fermarci e accelerare la definizione del progetto globale che, come previsto dal bando della Regione, deve essere presentato entro dodici mesi dal rilascio della concessione». I gestori avevano spiegato che il grosso “equivoco” che aveva determinato una lunga serie di controlli e accertamenti di varia natura nasceva da «una differente interpretazione della norma» in relazione alla tipologia dei chioschi realizzati all’interno dello stabilimento. «Amovibili» nel rispetto del bando, secondo la Spf, «nuove costruzioni» e, di conseguenza, prive di una serie di autorizzazioni, secondo gli inquirenti. Da qui il sequestro preventivo.
 

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