La Nuova Sardegna

Sassari

Fermo da dieci anni il progetto per salvare il ponte romano

di Gavino Masia

Drammatiche le condizioni dell’antica struttura, corsa contro il tempo per non perdere i finanziamenti Gasperetti (Soprintendenza): «I tecnici stanno lavorando, c’è la volontà di indire la gara entro l’anno»

21 agosto 2018
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PORTO TORRES. Il progetto esecutivo per il restauro e il consolidamento del ponte romano - finanziato dal Comitato tecnico scientifico del Mibact con una somma di 3 milioni e 300mila euro - è attualmente fermo nella sede cagliaritana del Segretariato regionale del ministero dei Beni per le attività culturali. I tecnici lo stanno infatti aggiornando a distanza di dieci anni dalla presentazione del progetto e la rimodulazione riguarda soprattutto i costi differenti da sostenere rispetto al passato. Allo stato attuale il ponte presenta invece lesioni importanti in alcune delle arcate, situazione già evidenziata più volte dai tecnici della Soprintendenza e che pone forti preoccupazioni rispetto alla stabilità dell’intera struttura. «L’incaricato per la gestione dei fondi sarà il Segretariato di Cagliari – ricorda la responsabile della sede operativa della Soprintendenza Gabriella Gasperetti –, ed esiste la volontà per indire la gara di appalto e affidare i lavori del Ponte entro quest’anno».

Si apre dunque uno spiraglio per intervenire finalmente, e possibilmente con urgenza, sulla più grande opera pubblica ancora in uso. Un monumento costruito nel primo ventennio del I secolo dopo Cristo, che rappresenta il simbolo antico e moderno della città e uno dei più importanti presenti nel territorio nazionale. Il merito del finanziamento va ascritto alla Soprintendenza Arte e paesaggio di Sassari, che ha voluto inserire a tutti i costi il monumento tra le priorità della programmazione ministeriale relativa agli anni 2018-2020, proprio perché necessitava di quelli interventi già richiesti un decennio fa alla stesura finale della progettazione. I lavori previsti riguardano la rimozione dell’asfalto dal tratto ancora ricoperto, per circa 200 metri, il ripristino dei vecchi basoli, l’eliminazione di piante infestanti e l’intervento sui parapetti. É previsto anche il rifacimento della passerella, che presenta punti di pericolosità in prossimità delle giunture in legno, indispensabile sia per il transito dei pedoni e sia per la fruizione turistica. Uno degli interventi prioritari riguarda comunque la rimozione del tubo in eternit della condotta idrica che alimenta le case presenti ad ovest del fiume, del diametro di 200 millimetri. Una condotta forzata riportata alla luce dopo gli ultimi scavi, che deve essere assolutamente rimossa perchè potrebbe creare danni incalcolabili all’opera pubblica più antica della Sardegna. «Ci sono stati contatti formali da tempo con Abbanoa – aggiunge la Gasperetti – e l’ente che gestisce le risorse idriche conosce perfettamente il problema: deve rimuovere la condotta forzata che passa sul parapetto». Un’ altra criticità che esiste attualmente nel camminamento del ponte romano riguarda essenzialmente il decoro. Dopo gli ultimi interventi relativi alla manifestazione Monumenti Aperti, infatti, sono in forte crescita da qualche mese le erbacce sulla sede stradale e nella parte alta del monumento spunta un albero di fichi selvatici. Per riportare il decoro sulla pavimentazione originaria del ponte romano dovrebbero intervenire gli operatori di Ales - società in house del ministero dei Beni e delle attività culturali - mentre la sistemazione dell’area esterna è di competenza del comune attraverso la società Multiservizi. In quell’area si attendono da 16 anni anche l’inizio di lavori del Pit Fluviale per la difesa della città dalle inondazioni del rio Mannu. «Abbiamo già dato ai progettisti del Pit – conclude l’archeologa – gli elaborati necessari a correlare i loro interventi con quelli sul restauro del Ponte».

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