Sassari, il percorso a ostacoli dei turisti di fine agosto
di Nadia Cossu
Una mattinata tra chiese chiuse e un centro storico ricco di risorse non sfruttate. Poche le mete aperte al pubblico. Boom di vacanzieri francesi e spagnoli
29 agosto 2018
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SASSARI. Una coppia di anziani vacanzieri inglesi guarda tra stupore e rassegnazione il portone chiuso di una delle più belle attrattive turistiche di Sassari: la cattedrale di San Nicola. Monumentale, inserita in una zona del centro storico cittadino tra le più curate e suggestive. I due, che devono aver camminato un bel po’ sotto il sole prima di arrivare davanti al Duomo, stremati si siedono sulla panchina e consultano la cartina. Magari nelle vicinanze ci sarà qualcos’altro da vedere...
L’esperienza di questa coppia di stranieri in un lunedì di agosto rappresenta un po’ la sintesi di cosa significhi fare il turista a Sassari, almeno in questo periodo dell’anno. I posti da vedere ci sarebbero anche ma molti sono chiusi o comunque non sono aperti tutti i giorni. Per restare al Duomo, ad esempio, il martedì si può entrare ma dalla porta laterale: acquistando un biglietto da 3 euro c’è la possibilità di visitare il museo diocesano e, appunto, il Duomo.
Un percorso a ostacoli, insomma, che condiziona il turista nei vari itinerari che la città propone. Condizionamenti che potresti aspettarti – e tollerare – in grandi città che offrono svariate alternative. Ma che non dovrebbero invece esistere a Sassari. L’itinerario “religioso” – viste le tante e bellissime chiese presenti in centro – è molto richiesto dagli utenti dell’ufficio turistico: «Anche oggi una coppia di francesi era interessata solo alle chiese e ha chiesto quali era possibile vedere» spiegano all’ufficio informazioni di via Sebastiano Satta. Ma ecco che tornano i famosi “ostacoli”: per trovarne aperta una, tra quelle inserite nei vari percorsi turistici, devi sperare che sia orario di messa. Lunedì e martedì mattina questa era la situazione: Santissima Trinità aperta, San Sisto chiusa, San Donato chiusa, Duomo chiuso, Santa Caterina chiusa, Sant’Andrea chiusa, San Giacomo chiusa, Santa Maria chiusa, Monache Cappuccine chiusa. E si parla di alcune tra le più interessanti dal punto di vista storico, con affreschi di pregio, sculture di valore. E, oltretutto, inserite in zone particolari della città che hanno potenzialità enormi, vicoli pieni di fascino dove si respira la multiculturalità, dove abitano tantissimi stranieri, luoghi in cui l’integrazione pulsa e dove ti capita di sentir uscire da una finestra l’aroma del cous cous thiere (tipico della cucina senegalese) e da quella accanto il profumo dei lumaconi al sugo (piatto sassarese). Se chiudi gli occhi puoi immaginare un percorso enogastronomico, un mix di tradizioni culinarie. Sarebbe bello crearne uno e farlo diventare un’attrattiva. E invece anche i piccoli negozi hanno chiuso. In alcune zone non c’è nemmeno una trattoria, solo qualche circolo privato.
Se si attraversa il centro storico si arriva fino al ponte Rosello. Nelle guide non manca la famosa fontana del Rosello. Lunedì è chiusa, martedì è aperta “con possibilità di visita guidata”. In realtà è solo una scritta che compare in un cartello nell’inferriata, perché di fatto non c’è nessuno. Un tavolino di plastica sporco e una sedia rovesciata. E così la coppia di turisti polacchi si accontenta di guardarla, dopo aver camminato in mezzo a qualche erbaccia di troppo.
L’esperienza di questa coppia di stranieri in un lunedì di agosto rappresenta un po’ la sintesi di cosa significhi fare il turista a Sassari, almeno in questo periodo dell’anno. I posti da vedere ci sarebbero anche ma molti sono chiusi o comunque non sono aperti tutti i giorni. Per restare al Duomo, ad esempio, il martedì si può entrare ma dalla porta laterale: acquistando un biglietto da 3 euro c’è la possibilità di visitare il museo diocesano e, appunto, il Duomo.
Un percorso a ostacoli, insomma, che condiziona il turista nei vari itinerari che la città propone. Condizionamenti che potresti aspettarti – e tollerare – in grandi città che offrono svariate alternative. Ma che non dovrebbero invece esistere a Sassari. L’itinerario “religioso” – viste le tante e bellissime chiese presenti in centro – è molto richiesto dagli utenti dell’ufficio turistico: «Anche oggi una coppia di francesi era interessata solo alle chiese e ha chiesto quali era possibile vedere» spiegano all’ufficio informazioni di via Sebastiano Satta. Ma ecco che tornano i famosi “ostacoli”: per trovarne aperta una, tra quelle inserite nei vari percorsi turistici, devi sperare che sia orario di messa. Lunedì e martedì mattina questa era la situazione: Santissima Trinità aperta, San Sisto chiusa, San Donato chiusa, Duomo chiuso, Santa Caterina chiusa, Sant’Andrea chiusa, San Giacomo chiusa, Santa Maria chiusa, Monache Cappuccine chiusa. E si parla di alcune tra le più interessanti dal punto di vista storico, con affreschi di pregio, sculture di valore. E, oltretutto, inserite in zone particolari della città che hanno potenzialità enormi, vicoli pieni di fascino dove si respira la multiculturalità, dove abitano tantissimi stranieri, luoghi in cui l’integrazione pulsa e dove ti capita di sentir uscire da una finestra l’aroma del cous cous thiere (tipico della cucina senegalese) e da quella accanto il profumo dei lumaconi al sugo (piatto sassarese). Se chiudi gli occhi puoi immaginare un percorso enogastronomico, un mix di tradizioni culinarie. Sarebbe bello crearne uno e farlo diventare un’attrattiva. E invece anche i piccoli negozi hanno chiuso. In alcune zone non c’è nemmeno una trattoria, solo qualche circolo privato.
Se si attraversa il centro storico si arriva fino al ponte Rosello. Nelle guide non manca la famosa fontana del Rosello. Lunedì è chiusa, martedì è aperta “con possibilità di visita guidata”. In realtà è solo una scritta che compare in un cartello nell’inferriata, perché di fatto non c’è nessuno. Un tavolino di plastica sporco e una sedia rovesciata. E così la coppia di turisti polacchi si accontenta di guardarla, dopo aver camminato in mezzo a qualche erbaccia di troppo.