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Sassari

Alghero, «Gosmino e la marchesa, truffa in cinque mosse»

Daniela Scano
Alghero, «Gosmino e la marchesa, truffa in cinque mosse»

Ecco come, secondo i magistrati, il commercialista si arricchì in modo illecito. La pm Asara fa i conti in tasca all’indagato: in tre anni due milioni e 788mila euro

24 settembre 2018
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SASSARI. Molto anziana, malata, senza eredi legittimi e soprattutto ricchissima. Donna Ernestina era una vittima predestinata quando, nel 2011, due anni dopo averlo conosciuto affidò davanti a un notaio la sua vita e il suo patrimonio nelle mani del commercialista sassarese Rodolfo Gosmino. La vecchia signora voleva creare la “Fondazione Ernestina Zoagli” e non sapeva che, sottoscrivendo quell’atto stava firmando la sua “condanna” alla povertà. «Letteralmente spogliata – si scandalizza il gip – di ogni avere ad opera del Gosmino: circostanza del tutto surreale rispetto al patrimonio della persona offesa».

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“Raccontata” dal sostituto procuratore Maria Paola Asara e dal gip Michele Contini, che non parlano ma scrivono le carte del procedimento penale che ha portato al sequestro del patrimonio della fondazione, quella della presunta clamorosa truffa alla facoltosa vedova 93enne di Alghero è una “truffa alla marchesa” in cinque mosse. Si comincia facendo credere alla vittima che realizzerà le sue ambizioni culturali. Lo si fa «illudendola di poter realizzare la sua più grande aspirazione personale di destinare le proprie possidenze all’aiuto di scrittori meritevoli e non abbienti». Si prosegue con l’isolamento sociale e l’allontanamento di amici e lontani parenti «impedendole di avere contatti e rapporti perfino con i vicini di casa – scrivono i magistrati – dispensando lui di persona quanto necessario per vivere e assumendo con il tempo con la stessa comportamenti autoritari e intimidatori. La terza mossa è la paura del danno immaginario di una causa civile che avrebbe ridotto in rovina l’anziana signora. La quarta e la quinta mossa sono la menzogna, consistita nell’avere fatto credere alla donna che era ancora padrona di tutto, per arrivare al controllo totale. È ciò che avrebbe fatto Rodolfo Gosmino per impossessarsi di due milioni 788mila euro in poco più di tre anni.

Puntigliosa come una bancaria, la pm Asara fa i conti in tasca al commercialista indagato per truffa aggravata e falso. I numeri sono impressionanti. Il totale tiene conto dei beni immobili intestati alla “Fondazione Ernestina Zoagli” ma anche delle rendite che Rodolfo Gosmino, presidente a vita della Fondazione, avrebbe incamerato tra il 2012 e il 2015 quando è stato fermato e costretto a restituire 152 assegni circolari emessi sul conto della Fondazione.

Fino a quel momento la Fondazione e il suo presidente se l’erano passata alla grande: 381mila erano arrivati dai canoni di locazione dei cento tra appartamenti e terreni di cui donna Ernestina era proprietaria, 193mila euro erano stati prelevati dai conti della marchesa tra il 13 febbraio 2012 e l’8 maggio 2015, i contibuti pubblici liquidati dall’Agea per i campi della Nurra algherese. In confronto al resto, questa somma è poca roba, poco più di quarantamila euro, ma è questo il reato più grave contestato al commercialista e alla figlia Giulia Irene. La giovane donna risultava la “contadina” alla quale era intestata la campagna di donna Ernestina. Terra forse un tempo florida ma incolta con una sola pianta al centro: l’albero degli zecchini pubblici. Gosmino ha messo nei guai anche tre funzionari del centro di assistenza agricola che lo hanno aiutato a presentare le pratiche. Angelo Murineddu, Carlo Sabino e Francesco Pinna – è la tesi sulla quale sta lavorando la dottoressa Asara – erano consapevoli del fatto che Rodolfo Gosmino si fosse sostituito alla figlia e che avrebbe intascato quei fondi pubblici. Anche quelli.

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