La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, sacrario militare abbandonato: il figlio di due defunti fa causa al Ministero

Nadia Cossu
Sassari, sacrario militare abbandonato: il figlio di due defunti fa causa al Ministero

Le radici di un albero nel cimitero militare danneggiano le tombe di quello civile

29 settembre 2018
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SASSARI. Il casus belli tra cimiteri approda davanti al giudice di pace di Sassari dove ci sono due parti contrapposte: il figlio di due defunti e il ministero della Difesa cui ha fatto causa.

Pomo della discordia tra il camposanto comunale di Sassari e il sacrario militare confinante sono le radici di un pino che, “camminando” lungo la terra e penetrando attraverso il cemento di un muretto, starebbero devastando alcune tombe.

Una in particolare. A tal punto che i lunghi tentacoli del grosso albero hanno lesionato anche la bara di legno dove riposava il defunto. Al figlio di quest’ultimo non è rimasto altro da fare che estumulare il povero padre e ripristinare la tomba. Un intervento che ha pagato di tasca sostenendo una spesa di non poco conto: 359 euro per oneri cimiteriali e quattromila euro per i lavori di ristrutturazione. Oggi, attraverso i suoi avvocati Pietro Fresu e Giuliana Nicoletta Riu – dopo un primo tentativo di risolvere “bonariamente” la questione – l’erede ha deciso di chiedere al Ministero il risarcimento dei danni.

Tutto comincia quando l’uomo va in cimitero per seppellire la propria madre che riposerà accanto al marito defunto nella tomba di famiglia. Ma durante le fasi della tumulazione gli operatori si rendono conto che il feretro – che alloggiava lì da qualche tempo – è gravemente danneggiato dall’umidità che ha persino divorato parti del legno. E capiscono subito qual è la causa: le radici di un albero che si trova nel sacrario militare al confine con il cimitero civile. A quel punto, dopo aver segnalato la cosa al Comune di Sassari che autorizza il rifacimento della tomba, provvedono a realizzare tutti i lavori necessari.

Si tratta di un’opera che richiede una spesa abbastanza alta e lo scorso 19 gennaio, dopo aver cercato invano di trovare un accordo, gli avvocati dell’uomo hanno inviato alla “Commissione generale onoranze caduti in guerra” (presso il ministero della Difesa) – ossia l’ente preposto alla custodia e alla conservazione di sepolcri e monumenti militari – un invito di negoziazione assistita. «Al quale però – hanno spiegato i legali – non ha fatto seguito alcun riscontro. E per questo si è reso necessario il giudizio».

In particolare, gli avvocati Fresu e Riu sottolineano come da parte del Ministero «non siano stati presi i necessari provvedimenti per evitare danni verso terzi». E hanno aggiunto che «il sepolcro rappresenta un simbolo di affettività e di raccolta il cui significato di pietas e di sentimento va ben oltre l’aspetto puramente materiale». Che significa che per chiunque sarebbe doloroso vedere i resti dei propri cari in quello stato. Ecco perché, oltre al risarcimento del danno materiale, gli eredi chiedono anche quello per la sofferenza patita nel ritrovare – nel caso specifico – la tomba del proprio padre così gravemente “violata”.

Il Ministero della Difesa non si è costituito e il giudice di pace ha rinviato l’udienza al prossimo 30 ottobre.

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