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Sassari, rispetto e coraggio: le armi per affrontare il bullismo (e vincere)

di Antonio Meloni
Sassari, rispetto e coraggio: le armi per affrontare il bullismo (e vincere)

Magistrati ed esperti a confronto con centinaia di studenti Minisola e Fenu: attenti all’uso dei social e delle immagini 

24 ottobre 2018
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SASSARI. L’ultima frontiera del cyberbullismo è l’apertura di un falso profilo creato con immagini e dati rubati alla vittima. Il gioco è semplice: si postano sui social testi e foto dal contenuto osceno, esponendo al pubblico ludibrio volto e nome di una persona completamente ignara. È la morte sociale e purtroppo è già accaduto. Le vittime, nel migliore dei casi, hanno dovuto cambiare amicizie, scuola e città. Altri sono finiti dallo psichiatra, ma c’è anche chi ha concluso questa terribile esperienza nel peggiore dei modi. Su questi episodi, purtroppo in aumento, non si dirà mai abbastanza e il luogo migliore per affrontare il problema è la scuola, tra gli studenti.

Lo hanno fatto ieri, nell’auditorium di via Monte Grappa, due specialisti: Antonio Minisola, giudice nel tribunale dei minori e Luisella Fenu, sostituto nella procura presso il tribunale. All’incontro, moderato da Antonio Di Rosa, direttore della Nuova Sardegna, hanno partecipato più di trecento studenti delle superiori invitati a riflettere e a non restare indifferenti di fronte a vicende drammatiche che coinvolgono i coetanei. «Il nodo del problema – ha spiegato Antonio Minisola – è il senso del termine rispetto, nel quale spesso si trova la spiegazione di atteggiamenti e condotte che alla lunga portano alla commissione dei reati».

Ma ci sono altri due termini su cui i ragazzi, ieri, sono stati invitati a riflettere. Uno è «consapevolezza», l’altro «complicità». Sì, perché spesso i più giovani fanno cose discutibili ignorando di essere vicini al reato più di quanto non credano. Fenomeni non nuovi, ma aggravati dalla tecnologia. Perché quando si butta una foto nella grande rete, il danno è fatto.

Capita anche che nei momenti di intimità, tra fidanzatini, si decida, magari d’accordo, di scattare foto un po’ particolari. Tutto va bene finché si sta insieme, ma cosa succede se un bel giorno l’idillio finisce? In molti casi è accaduto che certe foto, diffuse in rete per ripicca dopo una crisi, abbiano fatto il giro del web distruggendo l’esistenza dei protagonisti e spingendoli fino al gesto estremo. «Pensate sempre alle possibili conseguenze delle vostre azioni – ha ammonito infatti Luisella Fenu – cercate di agire sempre con quel tanto di consapevolezza utile a intuire la portata di un gesto che domani, al di là dell’aspetto penale, può diventare quantomeno fonte di una terribile sofferenza».

Naturalmente c’è sempre il bullismo «tradizionale», da bassa tecnologia, non meno grave, per intendersi, come lo schiaffo sul collo, lo sgambetto, lo zaino fatto sparire, la richiesta di soldi o sigarette, le minacce più o meno velate. Le vittime sono i più deboli, magari solo perché più sensibili o soli, ma il carnefice è sempre lui, forte con i deboli, debole con i forti.

Perché il bullo è un vigliacco che cerca la corte e il consenso, ma basta niente per metterlo in crisi. E allora, l’invito rivolto ai ragazzi, a tutti, non solo a quelli presenti ieri, è quello di non restare insensibili, ma di avere il coraggio di agire e prendere posizione, riuscire, in una parola, a fare la differenza.

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