La Nuova Sardegna

Sassari

Dal Lotto 5 al ponte di Oloè: i cantieri infiniti nell’isola

di Luca Rojch
Dal Lotto 5 al ponte di Oloè: i cantieri infiniti nell’isola

Non solo la Sassari-Olbia, anche per altre arterie vitali la riapertura è lontana

30 ottobre 2018
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SASSARI. Con rassegnata disperazione migliaia di automobilisti da questa settimana si preparano alla nuova gincana sulla Sassari-Olbia. 10 chilometri di strada alternativa tra Berchidda e Monti. La vecchia provinciale, sfrattate le pecore, sarà a disposizione di auto e tir. Per un anno, o senza ottimismo, fino al completamento del Lotto 5. Che in altre parole si potrebbe estendere a un tempo indeterminato.

La Sassari-Olbia ha il potere simbolico e mistico di racchiudere in sé il sistema Italia. È un manuale rapido di come il sistema dei lavori pubblici funzioni malissimo nel Paese. Doveva essere finita da quattro anni, i più ottimisti sostengono lo sarà nella metà del 2020. È finanziata al 100 per cento da fondi Regionali. Lo Stato non ci mette un euro, ma i lavori sono affidati a una società dello Stato, l’Anas, che per il solo fatto di gestire i cantieri trattiene per se il 10 per cento del miliardo di euro, costo della Sassari-Olbia.

Piano pianissimo. Perché la Sardegna è un’isola interrotta, in cui i tempi dei lavori si dilatano all’infinito. Per far partire i lavori sulla Olbia-Tempio sono serviti 5 anni. L’alluvione del 18 novembre 2013 ha spazzato via una cinquantina di metri di strada. E ha ingoiato tre vite. Dopo 5 anni sono iniziati i lavori. L’Anas ha assicurato che i lavori saranno portati a termine entro agosto del 2019. È vero che a lungo la strada è stata tenuta sotto sequestro dalla magistratura, ma per 5 anni la Gallura è rimasta spaccata a metà.

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Almeno per i ritardi sulla Olbia-Tempio c’è la parziale scusante dell’inchiesta della magistratura, ma il destino del ponte di Oloè è un altro simbolo della lentezza infinita dei lavori pubblici nell’isola. Il ponte collega Oliena col mondo. Anche questo tratto di strada è venuto giù durante l’alluvione del novembre. Nel crollo ha perso la vita l’agente di polizia Luca Tanzi. Ricostruito, ha ceduto di nuovo nel 2017 senza di fatto essere mai stato riaperto. Con l’immancabile inchiesta della magistratura sui lavori fatti subito dopo l’alluvione. Secondo l’accusa in modo non adeguato. Al di là della giustizia c’è l’aspetto dei trasporti. Il ponte è ancora chiuso e al di là delle promesse non è chiaro quando si potrà di nuovo utilizzarlo.

L’elenco potrebbe continuare all’infinito. E a stridere ancora di più è stata paradossalmente la velocità con cui l’Anas ha riparato il ponte che collega Cagliari a Capoterra qualche settimana fa. L’ondata di maltempo aveva spezzato a metà. In appena 5 giorni la strada è stata riaperta. Un intervento da applausi, che ha reso più impietoso il paragone con i 5 anni di attesa per il ponte di Oloè e per la Tempio-Olbia. E l’elenco dei lavori senza fine potrebbe continuare all’infinito. Dall’Orientale Sarda, ancora bloccata, ai lavori sulla 131. Quelli sul tratto di Villagreca sono ripartiti, quelli per mettere in sicurezza il tratto che da Abbasanta va verso Sassari no. Questione di un paio di mesi per vedere gli operai anche in questo tratto, l’Anas parla dell’inizio 2019. Ma forse il meccanismo degli appalti dovrebbe essere velocizzato. Anche perché l’isola ha un’enorme necessità di strade più efficienti e sicure.

Il gap. La Sardegna continua ad avere un devastante gap infrastrutturale. Non solo perché è un’isola lontana da tutto, ma anche perché i collegamenti interni sono del tutto inadeguati. Non è solo una sensazione di chi ha guidato per le strade dell’isola. A certificarlo è uno studio presentato dalla Regione, che è servito per spiegare al governo il gap infrastrutturale dell’isola.

In Sardegna ci sono 8.454 chilometri di strade. 3.002 sono statali, 5.452 sono provinciali. Degli oltre 8mila 3.981 chilometri sono costituiti da strade comunali extraurbane. La manutenzione della viabilità è quasi inesistente. Le Province e i Comuni non hanno più un euro in cassa per intervenire. Lo studio rivela che in Sardegna la rete statale ha una densità infrastrutturale inferiore del 40 per cento rispetto a quella nazionale. La rete stradale provinciale ha uno scarto negativo del 55 per cento. Il dato peggiora nella parte di territorio montana. In altre parole nell'isola ci sono la metà delle infrastrutture stradali che di media ci sono in Italia.

Altri dati utili arrivano dal comitato per l’insularità. Se il dato di partenza è 100 l’indice delle infrastrutture stradali nel Meridione è pari a 87.1. In Sardegna è a 45.5. Dallo studio della Commissione Lavori pubblici della Camera, lo Stato tra il 2000 e il 2010 ha speso in media quasi 1,2 milioni per chilometro quadrato ma nell'isola ha speso solo 237mila euro. Più o meno 6mila euro per abitante in Italia, 3.423 in Sardegna.

Nel Def del 2018 tra le opere previste per la viabilità dei 30 miliardi di euro complessivi alla Sardegna ne sono stati destinati solo 504 milioni. Più o meno l'1,6 per cento dei fondi disponibili.

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