La Nuova Sardegna

Sassari

Tratta di nigeriane, il processo “trasloca” in città

Tratta di nigeriane, il processo “trasloca” in città

Nella prima udienza in corte d’assise a Cagliari accolta l’eccezione dei difensori: si fa tutto a Sassari

08 dicembre 2018
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SASSARI. Era la prima udienza ufficiale di un nuovo processo contro un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione: dodici in tutto gli imputati, tra cui un sassarese proprietario di due appartamenti in città che avrebbe dato in locazione ad alcuni componenti dell’organizzazione. «Del tutto ignaro di ciò che accadeva all’interno», secondo la difesa. Indagini della Dda, udienza preliminare a Cagliari e processo in corte d’assise a Cagliari. Ma l’avvocato Danilo Mattana – e gli altri colleghi sulla sua stessa linea – ha sollevato due giorni fa un’eccezione di incompetenza territoriale (la maggior parte dei reati sarebbe stata commessa a Sassari e a Sassari risiedono gli imputati) e dopo una breve camera di consiglio il presidente ha accolto l’eccezione e ha disposto il trasferimento del processo.

Tra i reati contestati a vario titolo agli imputati – tutti nigeriani residenti a Sassari assistiti dagli avvocati Mattana, Francesco Sasso, Laura Sechi, Luisella Pani, Salvatore Masia, Carlo Pinna Parpaglia, Gianluca D’Alò, Adina Barbu – la tratta di persone, possesso e fabbricazione di documenti d’identità falsi, ricettazione, violenza e minaccia, estorsione. Il modus operandi consisteva nel «far credere alla vittima, con inganno e minaccia, che avrebbe ottenuto in Italia un lavoro e contemporaneamente sottoponendola al rito religioso-esoterico del voodoo (foriero di morte e di altre disgrazie in caso di inadempimento degli obblighi assunti)». Avrebbero poi approfittato della situazione di vulnerabilità e di necessità delle giovani vittime «costringendole o inducendole a prestazioni sessuali». Con le aggravanti, scrive il procuratore Rossana Allieri, «di aver agito al fine di sfruttare la prostituzione (delle vittime ndc) esponendole a un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica. Perché attraversavano il continente di origine sotto il controllo di criminali che le segregavano e le facevano giungere in Italia via mare a bordo di imbarcazioni occupate da moltissimi migranti, esponendole a un altissimo rischio di naufragio». L’organizzazione avrebbe reclutato le giovani in Nigeria per portarle in Libia e da qui imbarcarle a bordo di un gommone diretto in Sardegna. (na.co.)

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