La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, riapre la casa delle Vincenziane

di Giovanni Bua
Sassari, riapre la casa delle Vincenziane

Il Comune stanzia 10mila euro. Le volontarie rimettono in funzione il rifugio notturno per 12 mesi

09 dicembre 2018
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SASSARI. Il centro di accoglienza notturna San Vincenzo, in via Maddalena, chiuso dallo scorso agosto riaprirà le sue porte alle donne in difficoltà. Un operaio è già da qualche giorno al lavoro, per rinfrescare i locali della piccola palazzina nel cuore della città murata che può ospitare fino a nove donne (a volte con figli piccoli a seguito), e le volontarie vincenziane sono all’opera per rimettere, faticosamente, in piedi la rete “amicale” che permetteva al rifugio di andare avanti nonostante le limitatissime risorse a disposizione. C’è da riempire di nuovo la dispensa, da trovare la biancheria, da assegnare le pulizie quotidiane, da trovare chi, magari gratuitamente, di occupi lavare la biancheria. Piccole grandi tessere di un mosaico di solidarietà che stanno andando una dopo l’altra a posto, permettendo alle volontarie vincenziane di togliere, dopo sei mesi, il lucchetto alle porte della struttura, e di riaprire entro Natale.

A sbloccare la partita che le cortesi quanto coriacee dame di carità non avevano mai smesso di “giocare” l’ennesimo assalto a Palazzo delle volontarie, con una richiesta protocollata a fine novembre in Comune in cui si dava disponibilità a riaprire la struttura per un periodo di 12 mesi a fronte di un contributo di 10mila euro. Puro ossigeno per un’organizzazione che si regge solo sull’encomiabile lavoro di un gruppo di “signore di ferro”, e che da gennaio scorso non vede un euro di contributi, a fronte di spese fisse di decine di migliaia di euro tra affitto (della casa diurna di Sant’Agostino, che rimarrà chiusa) e utenze.

Soldi che alla fine il Comune è riuscito miracolosamente a tirare fuori, con una delibera datata 4 dicembre, facendoli rientrare nel pacchetto di aiuti messi in campo con il Programma Regionale “Né di freddo né di fame”. Il tutto «considerato – recita la delibera - che a tutt’oggi non è pervenuto alcun riscontro a tale relazione da parte della Regione, e pertanto non è al momento presumibile la tempistica con la quale le suddette risorse saranno distribuite ed assegnate. E riamrcato tuttavia che l’esigenza di individuare ed attivare rapidamente risposte e soluzioni di intervento adeguate per affrontare la situazione critica di numerose persone attualmente senza dimora nel territorio cittadino».

Soldi benedetti per le volontarie, che in realtà non hanno mai smesso di bussare a tutte le porte, e mettere mano al portafoglio nella speranza di riaprire le case. Tanto da essere riuscite, anche grazie agli aiuti della rete regionale delle Vincenziane arrivati da Bottida, Burgos, Cagliari e dai quattro angoli dell’Isola, e alle donazioni piccole e grandi di tanti amici, a scalare la piccola montagna di debiti accumulata di sei mesi senza un euro in cassa. Ora si riparte, con la speranza di trovare il modo di riaprire anche Casa Elena (per la quale però si paga l’affitto, a differenza di Casa San Vincenzo che è in comodato d’uso) e con la paura che i soldi finiscano un’altra volta. E, per le ospiti della struttura e per chi dedica la loro vita ad aiutarle, il sogno si trasformi in un incubo.

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