La Nuova Sardegna

Sassari

C’è l’accreditamento per il Policlinico sassarese: si può ripartire

di Luigi Soriga
Una vetrina in viale Italia a sostegno della vertenza del Policlinico
Una vetrina in viale Italia a sostegno della vertenza del Policlinico

Via libera della Regione per diagnostica e ambulatori. La notizia è stata data dal sindaco Sanna nel Consiglio comunale aperto al teatro civico

21 dicembre 2018
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SASSARI. La notizia si materializza a metà mattina sullo smartphone del sindaco Nicola Sanna. E il tempismo non poteva essere più azzeccato: in quel momento era in pieno svolgimento il Consiglio comunale aperto sullo stato della sanità sassarese con la vertenza Policlinico in primo piano. Perciò il sindaco prende il microfono, guarda il display e legge: «La Regione ha appena concesso il nuovo accreditamento per la parte ambulatoriale, diagnostica e riabilitativa».

Piero Bua e il suo staff, seduti tra le ultime file nella sala del Teatro Civico, tirano un sospiro di sollievo. Era una comunicazione attesissima, che garantisce la ripresa parziale delle attività e comunque permette la continuità assistenziale della struttura.

L’assessore alla Sanità Luigi Arru e la Regione hanno dunque mantenuto gli impegni. Infatti la proprietà del Policlinico in queste settimane si era attivata per effettuare i lavori di adeguamento al piano terra, traslocare gli ambulatori e produrre la documentazione sulla sicurezza. Cagliari, da parte sua, aveva garantito che una volta ricevute le carte avrebbe rilasciato le autorizzazioni in tempi brevissimi. Quindi dai primi dell’anno la casa di cura di viale Italia potrà riprendere a fornire una parte delle prestazioni in regime di convenzione pubblica.

Si tratta di una piccola porzione delle attività, che riassorbirà forse una ventina di dipendenti sui 140 che al momento si ritrovano senza occupazione. Per il secondo step dell’accreditamento, quello che riguarda le sale operatorie, occorrerà attendere al passaggio di consegne del Policlinico dai Bua ai Rusconi, se saranno loro a rilevare la struttura.

Infatti spetterà al nuovo investitore la messa a norma delle sale operatorie, che rappresentano il vero motore del presidio sanitario, capace di far marciare a regime tutto il ventaglio di prestazioni erogabili. Dall’ortopedia, all’ostetricia e via dicendo. Fino a quel momento i lavoratori dovranno avvalersi degli ammortizzatori sociali, che sindacati, Confindustria e proprietà stanno mettendo a punto in questi giorni.

Certo è che la riabilitazione del Policlinico e il suo bilancio è quantomai urgente nel territorio di Sassari. La radiografia della sanità locale che è emersa dal Consiglio comunale aperto di ieri è molto preoccupante. Il sistema è in affanno, e la riforma della rete ospedaliera e l’accorpamento di Asl e Aou sembra solo aver peggiorato la qualità delle prestazioni. La denuncia arriva da più parti. Dai consiglieri di minoranza 5 stelle Murru e Manca, da Giancarlo Carta di Sardegna 20Venti, ma anche da diversi esponenti della maggioranza come l’assessore comunale al Bilancio Simone Campus, o il consigliere Pd, nonché medico, Mario Pala.

Le criticità elencate sono tante, e tutti sono molto contrariati dal fatto che in questa giornata così importante, con un tema così caldo e sentito, manchino due interlocutori chiave, che avrebbero dovuto ascoltare con le proprie orecchie le istanze di un territorio in ginocchio: l’assessore alla Sanità Luigi Arru e il manager dell’ats Fulvio Moirano. Tutti g li interventi hanno rimarcato queste gravi assenze istituzionali (Arru ha partecipato a Cagliari al tavolo per il contrasto delle povertà dove ha illustrato i dati del Reis. ndr .). E le questioni in ballo vanno dalle disparità di trattamento tra l’hub di Sassari e quello di Cagliari, dal trasferimento dei campioni nel laboratorio del Mater Olbia, dai pap test analizzati a Cagliari, dal taglio dei posti letto, dallo spolpamento dei servizi nel territorio, o l’estinzione dell’assistenza domiciliare, dall’overdose di accessi al pronto soccorso con attese di 12 ore, dagli elenchi saturi al cup con prestazioni prenotate dopo un anno, dalla mancanza cronica di garze, antibiotici e presidi nei reparti.

Insomma lo scenario è sconfortante, soprattutto quando si entra sul tecnico. A farlo è un addetto ai lavori, come dottor Porcu capace di offrire uno sguardo di dettaglio: «Il criterio di assegnazione dei posti letto è di 4,3 × mille abitanti su Cagliari contro i 3,3 di Sassari. Stiamo parlando del 30% in più di risorse. Tradotto: equivale a dire che a Sassari si ammala il 30% in meno dei cittadini. A questo si aggiungono i 100 posti letto in meno del Policlinico in stand by. Significa scendere a un rapporto di 3.0. E noi siamo hub, e come tale, per funzionare bene dovremmo poter contare su 3,7 o 4 posti letto per 1000 abitanti». Non basta: «Rispetto a un bacino di 600mila utenti dovremmo avere non meno di 30 sale operatorie. Ecco: ne abbiamo la metà. E da qui nasce il problema delle liste di attesa. E se un malato di tumore deve aspettare un mese per un intervento ecco che si innesca la mobilità passiva e la fuga in Continente. Altre volte gli utenti sono costretti a partire perché in Sardegna mancano alcune specificità. E su questo versante il Mater Olbia deve integrare l’offerta, e non fare da concorrente agli ospedali pubblici».

Anche gli infermieri non se la passano meglio. Dice Tirotto: «Mai conosciuta una stagione buia come questa. La riforma ha solo peggiorato la situazione». Qualche rassicurazione arriva dal direttore dell’Ospedale di Sassari Contu, che si sofferma sui laboratori scippati. Dice: «Da domani siamo pronti a sobbarcarci tutte le analisi del territorio. Stessa cosa per screening e pap test. Basta che ce lo chiedano e paghino le prestazioni». Pagina Successiva: 1>>

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