La Nuova Sardegna

Sassari

Il femminicidio di Alghero: lui era schiavo del gioco e lei voleva proteggere i figli

di Gian Mario Sias
Il femminicidio di Alghero: lui era schiavo del gioco e lei voleva proteggere i figli

I vicini sono sotto choc: Michela era una persona buona, pronta ad aiutare gli altri. Il sindaco Bruno è scosso: la nostra è una comunità non abituata a questa ferocia

25 dicembre 2018
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ALGHERO. «Eh, il gioco...». La voce del popolo è una sentenza che viene pronunciata dopo appena mezz’ora dalla morte di Michela Fiori. «Lui si era rovinato la vita, si giocava tutto, pare che fosse proprio quello il motivo per cui lei non ne voleva più sapere di stare con lui», è il bisbiglio che si fa strada nel buio pesto della parte alta di via Vittorio Veneto, nei paraggi del civico 104. È lì che vagano, come anime quasi invisibili e silenziose, parenti, amici e colleghi della dipendente della Kcs, la cooperativa che gestisce i servizi domiciliari per conto del settore Politiche sociali del Comune.

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La notizia dell’uxoricidio fa il giro del quartiere e le tapparelle dei palazzi intorno si aprono e si chiudono a intermittenza. Il delitto appena consumato lascia tutti sgomenti, atterriti, addolorati. Ma non sembra sorprendere nessuno. Quell’episodio risalente a un mese fa, quando Marcello Tilloca era stato denunciato per la tentata estorsione nei confronti della moglie – alla quale da un numero anonimo aveva chiesto trecento euro per restituirgli il telefonino che il figlio aveva perso qualche giorno prima, ma che in realtà era in suo possesso – ritorna alla mente di molti e fa il giro della città, tra chat di whatsapp e capannelli sparsi un po’ dappertutto. E per tutti è la conferma che quella vita spezzata sia la drammatica conseguenza di una routine familiare devastata dal demone della ludopatia.

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«Sì, perché lui prima era un bravaccio, non è uno che avesse fatto mai fesserie», confermano i marciapiedi bui e le finestre accese di via Vittorio Veneto e dintorni. Non c’è sorpresa per quel che è successo, ma non c’è neanche comprensione. Non può mai essercene, ma tanto meno quando la vittima è «una persona buona, che si dedicava al prossimo con passione e umanità», come in tanti descrivono Michela Fiori. «Soprattutto per proteggere i suoi figli – si dice – aveva deciso di mettere fine all’unione con Marcello Tilloca».

Già, i bambini. Uno dei primi pensieri di chi passa e viene a sapere cosa è successo in quel palazzo è per loro. «C’erano? Hanno assistito? Hanno saputo?», si chiedono gli adulti. Ma se lo domandano anche un gruppo di quasi coetanei che sanno già tutto e si fermano a commentare. «Lei era compagna di scuola di mio zio, l’ha uccisa il marito, perché non si sa», è la frase stonatissima che esce dalla bocca di un ragazzino che non sembra provare impressione, ma che in realtà è atterrito. «Poverini i figli, adesso».

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Contattata telefonicamente, l’assessora comunale dei Servizi sociali, Lalla Cavazzutti, si dichiara «veramente scossa». Quel che è successo «è davvero terribile e doloroso, il nostro pensiero e il nostro impegno non potrà che essere per i due bambini, vittime anche loro di quanto accaduto, ma anche per continuare a lavorare perché si interrompa la spirale della violenza di genere», aggiunge l’assessora.

«Attonito, sconvolto, scosso per un dramma, una tragedia, che ha colpito la nostra città», fa eco il sindaco Mario Bruno. «Un dramma che mai avrei voluto accadesse in nessun posto del mondo, tanto meno nella mia città – prosegue – che grazie anche alla Rete delle donne e a tante associazioni da anni contrasta con azioni di sensibilizzazione culturale proprio gli episodi di violenza sulle donne». Il pensiero di Bruno va «soprattutto ai bambini, che dobbiamo ora custodire e tutelare». Secondo il sindaco Alghero è «una comunità civile, non abituata a gesti di questa ferocia e per questo sono ancora scosso e sconvolto insieme a tutta la cittadinanza, che si stringe attorno a questa famiglia».
 

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