La Nuova Sardegna

Sassari

La lezione di Erittu: «Un pugno al bullismo»

La lezione di Erittu: «Un pugno al bullismo»

Il campione italiano di pugilato in aula davanti a più di 100 studenti della scuola media di Li Punti

04 ottobre 2019
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SASSARI. Dal ring alla sala riunioni di una scuola per raccontare la sua storia. Quella di un pugile che non si è mai arreso e che ha inseguito un sogno fino alla conquista del titolo italiano professionisti. Senza fermarsi mai di fronte alle difficoltà, anche quando le luci si erano spente improvvisamente e tutto era diventato buio.

Tore Erittu è salito in cattedra - anzi si è seduto su un banco di fronte a più di 100 studenti - che l’hanno ascoltato in silenzio mentre parlava di bullismo e cyberbullismo, di sogni e speranze, di voglia di lottare che non deve mai venire meno. Ma anche di team, della forza di un gruppo, dell’esigenza di non isolarsi, di cercare sempre qualcuno con cui parlare e condividere le difficoltà. Il pugile che ormai ha scelto di svolgere definitivamente solo il ruolo di tecnico, si è presentato ieri mattina nell’aula magna dell’istituto comprensivo di Li Punti in via Vittorio Era, dove ha incontrato gli studenti della terza media. Accanto a lui anche Federico Farina, e insieme hanno tratteggiato l’idea del progetto “Diamo un pugno al bullismo, che presto toccherà anche altre scuole del territorio Sassarese.

Prima del dibattito con i ragazzi, è stato proiettato il docufilm “Diamond” cortometraggio autobiografico che racconta proprio la storia di Tore Erittu. Successi (30) e sconfitte (poche, appena 3, tutte diverse e con un significato particolare per ognuna). Una storia che sembra fatta apposta per il cinema e che il giovane Simone Cicalò ha utilizzato per la tesi di laurea all’Accademia di Belle Arti di Sassari.

Fiction e documentario si incrociano nel filmato di una quarantina di minuti che ha rapito l’attenzione degli studenti: passato e presente con uno sguardo al futuro, il trascorrere dei giorni che separano dall’ultima sfida, quella più importante. Poi il rapporto semplice e straordinario con la figlia che ha cambiato la vita di Tore Erittu e che ha creato le basi per fare emergere «un uomo maturo, attento ai valori umani, profondamente calato nella realtà dei giovani e pronto a fare la propria parte fino in fondo per dare una mano ai più deboli, a coloro che si trovano in difficoltà e che pensano di non farcela». A tutti si può dare una speranza, si può regalare un sogno – ha detto Tore Erittu nell’insolita veste di “docente” in aula. Ha raccontato si la sua esperienza di pugile, ma anche di studente non proprio brillante che oggi rifarebbe un percorso scolastico totalmente diverso.

«Ho capito tardi l’importanza dello studio e della ricerca, della formazione e dell’innovazione – ha detto Erittu rispondendo alle sollecitazioni dei ragazzi – e per questo ho cercato di recuperare partecipando a corsi e master. A tutti dico: continuate a studiare, impegnatevi seriamente perchè la scuola è fondamentale». Poi il passaggio sul bullismo e sul cyberbullismo: il campione italiano di boxe ha ripercorso gli anni della gioventù che l’hanno visto nel doppio ruolo di bullo e bullizzato. E ha affiancato l’esperienza di oggi, quella di coach in palestra, tutti i giorni a confronto con ragazzi che arrivano da realtà diverse. «Seguo direttamente situazioni difficili – ha detto ancora Erittu – con ragazzi e ragazze che hanno grandi qualità e potenzialità enormi che non vengono fuori. Sembrano quasi annientati da una forza distruttrice che ha lasciato solo macerie. Il bullismo oggi fa danni devastanti, perchè l’utilizzo dei telefonini e dei social ha aggiunto un’arma terribile che nelle mani di determinate persone diventa come una bomba». Da qui l’invito ai ragazzi: «Non tenetevi tutto dentro, scegliete con chi parlare. Se volete venite anche a trovarmi in palestra, sono lì tutti i giorni. La paura non è vergogna, ci sono strumenti per fronteggiare l’ansia, il panico e tutto quello che si presenta come un muro insormontabile. A volte una mano tesa aiuta a non fermarsi per sempre».

Maglioncino nero, bermuda nocciola, scarpe da tennis bianche, occhiali, Tore Erittu è sembrato a suo agio di fronte a più di 100 ragazzi che dopo la timidezza iniziale l’hanno bersagliato di domande. Nessuna schivata, solo risposte dirette.

Un buon inizio per “Diamo un pugno al bullismo”, tanto che qualche ragazzo si è avvicinato e gli ha detto: «Quando si può venire nella tua palestra? Io ti ho seguito, ti ho visto combattere, sei stato molto coraggioso». E lui: «Vieni quando vuoi, anche solo per guardare o per provare, poi decidi che cosa fare».

L’ultimo pensiero per l’alimentazione che spesso - se errata - genera situazioni critiche fino all’obesità e «trovare chi ti aiuta serve spesso a riconciliarti con la vita». (gia.ba.)



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