La Nuova Sardegna

Sassari

il furto a sant’apollinare 

Accusato di aver rubato in chiesa mentre era in carcere, 30enne assolto

Accusato di aver rubato in chiesa mentre era in carcere, 30enne assolto

SASSARI. Era l’ennesimo furto nella chiesa di Sant’Apollinare e sempre con le stesse modalità. Così aveva raccontato il parroco ai poliziotti intervenuti per un sopralluogo il 21 febbraio del 2010....

06 ottobre 2019
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SASSARI. Era l’ennesimo furto nella chiesa di Sant’Apollinare e sempre con le stesse modalità. Così aveva raccontato il parroco ai poliziotti intervenuti per un sopralluogo il 21 febbraio del 2010. Vetro della casa parrocchiale rotto, scardinato il contenitore porta offerte davanti alle candele votive e portato via il denaro che c’era all’interno. Durante l’attività d’indagine all’interno della chiesa del centro storico cittadino era stato trovato un cartoncino che il sacerdote aveva messo sul fondo del contenitore per attutire il rumore metallico delle monete. E proprio su quel reperto la polizia scientifica aveva trovato diverse impronte digitali. Una di questeapparteneva a Cristoforo Dedola, all’epoca ventunenne.

Sicuri di aver trovato il responsabile, che aveva alle spalle anche altri precedenti, gli inquirenti durante gli accertamenti telematici hanno invece scoperto che Dedola in quel momento era in carcere, detenuto dal 9 gennaio per altri reati. E allora come mai le sue impronte erano presenti su quel cartoncino? Gli inquirenti per trovare una risposta a questa domanda avevano approfondito gli episodi di furto precedenti cui aveva fatto riferimento il parroco. Con identico modus operandi. «Ne ricordo due in particolare – aveva detto il sacerdote agli agenti – Uno accaduto la notte tra il 13 e il 14 dicembre 2009 e un altro verso la fine dello stesso mese. Lo sportellino del contenitore porta offerte era stato divelto ed erano stati portati via i denari delle offerte. Il cartoncino era sempre lo stesso». E, aveva spiegato il parroco, «non potrebbe mai esser stato toccato da un fedele ma solo da terzi estranei o dal sottoscritto perché si trovava all’interno del contenitore in ferro, chiuso con un lucchettino di cui solo io ho le chiavi». Quindi, ritenendo che Dedola fosse l’autore di almeno uno dei due furti, era stato arrestato.

In aula i suoi avvocati difensori, Salvatore Dettori e Claudio Mastandrea, hanno incentrato la discussione sul fatto che fosse impossibile attribuire al loro assistito la responsabilità di quel furto del 2010 perché era rinchiuso in carcere. E non poteva certo essere condannato per furti precedenti considerato che oggi era chiamato a rispondere davanti al giudice di un unico episodio: quello di febbraio 2010. Accogliendo la tesi difensiva Dedola è stato assolto per non aver commesso il fatto. (na.co.)

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