La Nuova Sardegna

Sassari

Punteruolo rosso, Sassari perde la guerra e le palme

Pinuccio Saba
Punteruolo rosso, Sassari perde la guerra e le palme

L’azione del parassita sta stravolgendo l’aspetto delle piazze cittadine. Tantissimi gli alberi abbattuti per salvaguardare l’incolumità dei passanti

09 ottobre 2019
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SASSARI. La lotta al punteruolo rosso non sta dando i risultati sperati. Per di più il temibile parassita sta attaccando una specie endemica sarda, la palma nana, peraltro diffusa in altre regioni del Mediterraneo, specie che sembrava immune. Invece, come confermano dal Dipartimento di Agraria dell’università di Sassari, le segnalazioni si stanno facendo più frequenti. Evidentemente il punteruolo rosso, dopo aver sterminato o quasi la palma delle Canarie (la più diffusa palma ornamentale in Italia) si sta adattando e ora punta decisamente alla palma nana.

Nel frattempo il passaggio del punteruolo rosso non è certo passato inosservato. Piazza D’Italia (l’ultimo caso), piazza Castello, Giardini di via Rizzeddu, giardini pubblici. Dove è passato il punteruolo rosso, si vedono rami cadenti, foglie ingiallite, ma soprattutto si notano pericoloso cedimenti del fusto della pianta. Che, spesso, ha obbligato l’amministrazione comunale ad abbattere la fonte di potenziale pericolo per i passanti. A nulla sono servite le campagne a base di insetticidi spruzzati sulle piante o iniettati nel tronco delle palme. Sembra tutto inutile: le larve del punteruolo scavano, divorano, uccidono la pianta.

I ricercatori stanno studiando rimedi alternativi al semplice insetticida: scartata l’idea di un antagonista naturale (l’averla, un grosso passeriforme ha funzionati solo alle Canarie dove in natura era assente e dove ha contribuito al salvataggio di 400 palme), si pensa a una lotta “biologica”, con l’introduzione di batteri che potrebbero infettare ma non uccidere la palma e rivelarsi letale per la larva del punteruolo.

Ma è una strada lunga da percorrere e nel frattempo università, enti pubblici e privati cercano di arginare l’invasione. Anche per questa ragione è nato il progetto “Aliem”, un progetto Interreg finanziato dall’Unione Europea al quale aderiscono Italia, Francia e Corsica. E Sardegna. I soggetti coinvolti sono il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, l’Arpas, le università di Genova e Firenze, il Museo di storia naturale del Mediterraneo di Livorno, l’Arpal (liguria), la Conservatoire botanique national Mediterranée e il Departement du Var (Francia) e l’Office de l’enviroment della Corsica. L’intento è quello di creare un rete, una banca dati comune che possa portare alla soluzione del problema e bloccare questa invasione “aliena” che minaccia la biodiversità del bacino del Mediterraneo.

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