Pediatria del Segni pochi medici e molta domanda
OZIERI. L’ultima visita della commissione regionale Sanità, riunitasi in sessione straordinaria la scorsa settimana all’ospedale Segni di Ozieri, ha riacceso il dibattito su cosa sia opportuno fare...
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OZIERI. L’ultima visita della commissione regionale Sanità, riunitasi in sessione straordinaria la scorsa settimana all’ospedale Segni di Ozieri, ha riacceso il dibattito su cosa sia opportuno fare per rilanciare la struttura e difendere i pochi servizi rimasti ma la sensazione che resta alla fine è che ancora una volta i proclami e le intenzioni viaggino a velocità diversa rispetto alle impellenti esigenze quotidiane.
Il ragionamento sul fallimento del presidio unico Ozieri-Alghero, portato avanti da amministratori e operatori potrebbe essere il primo tassello di una controriforma per un potenziamento delle realtà territoriali, ma nel frattempo si sommano e si accavallano uno sull’altro difficoltà e problemi come al solito a discapito dei pazienti, molto spesso appartenenti alla fasce più deboli del tessuto sociale. «Ho colto nell’ultimo incontro con la commissione la volontà di intervenire sulle problematiche che affliggono la nostra struttura –ha detto il sindaco Marco Murgia – ed anche una convergenza sui temi ma ovviamente attendo fatti concreti e non solo parole».
La mancanza di medici, indicata da tutti come uno dei problemi più urgenti, ha portato contrazione e riduzione di servizi importanti e necessari e tra i reparti in sofferenza è entrato a buon diritto anche Pediatria che in questi anni a fronte di numeri di tutto rispetto nelle prestazioni ha visto diminuire di molto la forza lavoro con contraccolpi importanti sui servizi. Nell’ultimo decennio da sei medici e nove infermieri si è arrivati a due medici e cinque infermieri che tra mille difficoltà stanno comunque mandando avanti le operazioni quotidiane in un bacino d’utenza disagiato che chiamare vasto è riduttivo. È stato chiuso il punto nascite che sino a quando è rimasto in attività sommava un numero di parti di poco inferiore a trecento, una quota equivalente rispetto a quelle di altre strutture tutt’ora in servizio e situate in zone con meno disagio orografico e stradale e non esiste più neanche la degenza pediatrica. Sono stati sospesi anche i servizi di ecografia di screening e di pneumologia, ma la paura è che vengano definitivamente soppressi eppure l’attività effettuata dimostra che i numeri e le statistiche depongono a favore di un potenziamento che dovrebbe essere immediato. Nel 2018 le prestazioni ambulatoriali sono state 2.264 tra allergologia, pneumologia, diabetologia, obesità e celiachia, affiancate da 800 visite di consulenza tra pronto soccorso, reparti ed altre prestazioni. Sono state effettuate anche 740 ecografie all’anca e all’apparato urinario e un migliaio di controlli allergologici, tra questi circa 200 su nuovi pazienti, ma soprattutto è rilevante il numero dei piccoli diabetici e celiaci seguiti dal reparto, rispettivamente 100 e 300. I numeri sono numeri e chissà se questi possano giustificare la strenua difesa del reparto e dell’intero ospedale, ma ogni tanto sarebbe bene pensare anche che dietro ai numeri ci sono persone e situazioni difficili ancor più perché riferite ai bambini che se i servizi chiudessero dovrebbero affrontare lunghe trasferte, spese e disagi ulteriori.
Francesco Squintu
Il ragionamento sul fallimento del presidio unico Ozieri-Alghero, portato avanti da amministratori e operatori potrebbe essere il primo tassello di una controriforma per un potenziamento delle realtà territoriali, ma nel frattempo si sommano e si accavallano uno sull’altro difficoltà e problemi come al solito a discapito dei pazienti, molto spesso appartenenti alla fasce più deboli del tessuto sociale. «Ho colto nell’ultimo incontro con la commissione la volontà di intervenire sulle problematiche che affliggono la nostra struttura –ha detto il sindaco Marco Murgia – ed anche una convergenza sui temi ma ovviamente attendo fatti concreti e non solo parole».
La mancanza di medici, indicata da tutti come uno dei problemi più urgenti, ha portato contrazione e riduzione di servizi importanti e necessari e tra i reparti in sofferenza è entrato a buon diritto anche Pediatria che in questi anni a fronte di numeri di tutto rispetto nelle prestazioni ha visto diminuire di molto la forza lavoro con contraccolpi importanti sui servizi. Nell’ultimo decennio da sei medici e nove infermieri si è arrivati a due medici e cinque infermieri che tra mille difficoltà stanno comunque mandando avanti le operazioni quotidiane in un bacino d’utenza disagiato che chiamare vasto è riduttivo. È stato chiuso il punto nascite che sino a quando è rimasto in attività sommava un numero di parti di poco inferiore a trecento, una quota equivalente rispetto a quelle di altre strutture tutt’ora in servizio e situate in zone con meno disagio orografico e stradale e non esiste più neanche la degenza pediatrica. Sono stati sospesi anche i servizi di ecografia di screening e di pneumologia, ma la paura è che vengano definitivamente soppressi eppure l’attività effettuata dimostra che i numeri e le statistiche depongono a favore di un potenziamento che dovrebbe essere immediato. Nel 2018 le prestazioni ambulatoriali sono state 2.264 tra allergologia, pneumologia, diabetologia, obesità e celiachia, affiancate da 800 visite di consulenza tra pronto soccorso, reparti ed altre prestazioni. Sono state effettuate anche 740 ecografie all’anca e all’apparato urinario e un migliaio di controlli allergologici, tra questi circa 200 su nuovi pazienti, ma soprattutto è rilevante il numero dei piccoli diabetici e celiaci seguiti dal reparto, rispettivamente 100 e 300. I numeri sono numeri e chissà se questi possano giustificare la strenua difesa del reparto e dell’intero ospedale, ma ogni tanto sarebbe bene pensare anche che dietro ai numeri ci sono persone e situazioni difficili ancor più perché riferite ai bambini che se i servizi chiudessero dovrebbero affrontare lunghe trasferte, spese e disagi ulteriori.
Francesco Squintu