La Nuova Sardegna

Sassari

Non giurò il falso, assolto l’ex procuratore Sechi

di Nadia Cossu
Non giurò il falso, assolto l’ex procuratore Sechi

Al centro del processo la cessione di una villa. Scagionata anche la moglie dell’anziano magistrato

02 novembre 2019
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SASSARI. Non giurarono il falso quando, davanti al giudice civile, confermarono che quelle quote societarie erano state cedute, e quindi acquisite, correttamente. Per questo due coniugi imputati – Piero Sechi, già procuratore della Repubblica a Verbania (oggi ha quasi 90 anni) ma in precedenza magistrato a Sassari, e sua moglie Anna Derudas – sono stati assolti dal giudice Anna Pintore «perché il fatto non sussiste».

Per capire i contorni di questa vicenda bisogna tornare un po’ indietro negli anni. Era il 30 ottobre del 1998 quando il notaio Porqueddu con un atto ufficiale dichiarò l’assegnazione di una villa della società “Trumantara srl” – già appartenente a Cesare Usai, titolare di una nota impresa algherese di rimessaggio di barche – ai coniugi Sechi. In realtà – come è emerso nel processo – il passaggio delle quote societarie a favore della coppia era avvenuto con la sottoscrizione dei “fissati bollati” (documenti che certificano l’avvenuta compravendita di valori mobiliari).

Usai però aveva promosso un’azione civile per far dichiarare la simulazione di questo trasferimento in quanto a suo dire era stato fatto solo in via amichevole (tra i due c’era infatti una stretta amicizia) per consentire al procuratore Piero Sechi di trovare un acquirente e facilitare la successiva cessione. Il tribunale di Sassari con sentenza emessa nel 2009 aveva rigettato la domanda anche a seguito del giuramento decisorio prestato dai coniugi Sechi che confermava l’assoluta correttezza della cessione, correlata tra l’altro da una ricevuta personalmente sottoscritta da Usai e prodotta in atti. La corte d’appello con sentenza del 9 gennaio 2015 confermò la decisione del primo giudice. Usai a quel punto presentò una querela in sede penale sostenendo la falsità del giuramento dei coniugi Sechi che per questo vennero rinviati a giudizio.

Durante il processo il giudice ha disposto una perizia grafica sulle scritture in atti, perizia che ha accertato la veridicità dei documenti contestati e la piena conformità degli stessi agli atti di cessione delle quote. All’esito del dibattimento il giudice Anna Pintore ha assolto Sechi e Derudas (difesi dagli avvocati Franco Luigi Satta e Giovanni Sechi) con la formula «perché il fatto non sussiste» e ha ordinato la trasmissione degli atti al pubblico ministero perché eventualmente proceda nei confronti di Usai (parte civile con gli avvocati Nicola Satta e Marco Costa) per calunnia. Secondo gli avvocati difensori dei coniugi, infatti, Usai sotto giuramento «ha continuato a sostenere la falsità delle proprie sottoscrizioni e conseguentemente la simulazione della cessione delle quote societarie non solo a Sechi ma anche alla moglie, pur ammettendo che con quest’ultima non aveva trattenuto alcun patto di successiva trasmissione dei diritti all’eventuale terzo acquirente».



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