La Nuova Sardegna

Sassari

Assistenza domiciliare mancano anche le garze

di Barbara Mastino
Assistenza domiciliare mancano anche le garze

Protesta dei pazienti costretti a rivolgersi altrove: «Consegne incomplete» A breve le farmacie di Sassari e Ozieri saranno accorpate, si teme il caos totale

03 novembre 2019
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OZIERI. Ancora disagi a Ozieri e nel territorio per la carenza di presidi e farmaci per i pazienti che usufruiscono dell’assistenza domiciliare. Le distribuzioni, che da un paio d’anni a questa parte avvengono tramite corriere direttamente a domicilio, non sono sempre regolari e soprattutto complete: panni, traverse, garze, non sono mai in quantità sufficiente, e anche presidi di base come le miscele per l’alimentazione, e le sacche delle quali queste vengono somministrate, a volte non bastano. Proprio della carenza di queste ultime racconta l’ultimo eclatante caso segnalato: una mamma che si è vista costretta a riciclare una sacca usata, cercando di sterilizzarla alla bell’e meglio con una buona lavata in acqua bollente. «Ogni settimana dovrebbero consegnarci per mio figlio sette sacche – racconta Rita – anche se a volte sono due o tre, invece la scorsa settimana non ce ne hanno portato nemmeno una. Mi sono lamentata con la farmacia territoriale a Sassari ma mi hanno detto che ne erano sprovvisti e che avrei dovuto rivolgermi al distretto in via Zanfarino. Ho chiamato nove volte, ma nessuna risposta». Tra pochi giorni le due sedi saranno accorpate, e probabilmente gli uffici sono alle prese con i preparativi per il trasloco, ma questo non giustifica certo una dimenticanza del genere. Tantomeno è possibile che un presidio essenziale come quello manchi del tutto nelle scorte dell’una o dell’altra farmacia. Un giro di telefonate e una buona parola, ed ecco che cinque sacche sono arrivate miracolosamente in quella casa, ma non è certo così che deve funzionare. Anche perché se ha funzionato questa volta non significa che potrà essere così in futuro. «Nelle consegne manca sempre qualcosa, oppure ci sono cose in più che non servono a noi ma che magari servirebbero a qualcun altro – racconta la signora –, per questo io cerco di restituire quello che non ci serve e a volte, grazie all’interesse del personale dell’Adi, tra di noi riusciamo a scambiarci le cose con altre famiglie anche se magari nemmeno ci conosciamo. Il sistema non funziona, e a quanto pare è tutta colpa di appalti al massimo ribasso. Non si può giocare così sulla pelle delle persone». E soprattutto non tutti hanno le possibilità economiche sufficienti per acquistare di tasca propria quello che manca.

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