La Nuova Sardegna

Sassari

Addio a Carlo, immerso in un oceano di pace

Addio a Carlo, immerso in un oceano di pace

L’omelia di don Piras al funerale del sub di Alghero morto a Stintino: «Aveva capito il senso della vita»

16 novembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





ALGHERO. «Carlo non è morto per sempre, si è immerso in un oceano di pace». Don Giampiero Piras ha provato a lenire così il dolore della moglie, delle figlie, dei parenti, degli amici, dei conoscenti e dei colleghi che ieri pomeriggio nella cattedrale di Santa Maria hanno dato l’ultimo saluto a Carlo Ponti, funzionario del Consorzio industriale provinciale di Sassari deceduto sabato scorso durante un’immersione subacquea.

Il mare era una delle sue grandi passioni, uno dei tanti luoghi in cui era a casa. Quella vera era la famiglia, la moglie Cristina e le due figlie, Eleonora ed Eliana, che avevano riempito di colore «una vita trascorsa in pienezza anche se durata troppo poco», ha detto il sacerdote per ricordare quella sua capacità di riempire di senso ogni ambito dell’esistenza, dagli affetti agli hobby, sino al lavoro: è lunghissima la rassegna di amministratori passati e presenti e di colleghi del Consorzio che si sono uniti alla famiglia e agli amici per piangere quell’uomo che aveva messo anche nel lavoro qualcosa di più della dedizione e del senso del dovere che gli erano propri.

Nella cattedrale le parole di don Giampiero rimbalzavano nel silenzio di un dolore composto, sobrio e rassegnato a una volontà più forte dei desideri di un uomo, di sua moglie e di tutti quelli che gli volevano bene o lo stimavano.

«Aveva capito bene il senso della vita», ha detto ancora il prete. Una fiducia che ha saputo trasmettere alle bambine. «A chi cercava di consolarla mentre era a scuola, la figlia ha detto che è triste per suo babbo che non c’è più, ma ha rivelato che ha una sua foto nello zaino, e quando la guarda lo sente vicino», ha raccontato commosso don Piras. Uno stimolo ad andare avanti, anche oltre una tragedia così grande, anche per gli adulti. Perché «andare avanti significa stare pronti – ha concluso – non conosciamo giorno e ora, ma sappiamo che la nostra patria non è qui, è in cielo». Tanta gente è arrivata da ogni parte per portare l’ultimo saluto a Carlo Ponti: colleghi di lavoro, amici, sportivi, persone che lo avevano incontrato anche solo una volta. (g.m.s.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative