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Omicidio Ara, periti a confronto sulle tracce trovate in una tuta

ITTIREDDU. Consulente dell’accusa da una parte e consulente della difesa dall’altra. Ognuno con le proprie posizioni. Nel processo per l’omicidio di Alessio Ara, ucciso il 15 dicembre del 2016 a...

19 novembre 2019
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ITTIREDDU. Consulente dell’accusa da una parte e consulente della difesa dall’altra. Ognuno con le proprie posizioni. Nel processo per l’omicidio di Alessio Ara, ucciso il 15 dicembre del 2016 a Ittireddu, la corte d’assise presieduta da Massimo Zaniboni sta prendendo atto delle due differenti relazioni in merito alla provenienza di alcune tracce trovate in un indumento. Un pantalone che, per la Procura, sarebbe stato utilizzato dall’assassino per coprire il fucile con il quale avrebbe ammazzato l’operaio di 37 anni. «Non per forza deve trattarsi di particelle di polvere da sparo». aveva detto Cristian Bettin, ingegnere meccanico ed esperto di balistica, consulente della difesa. Di parere differente il luogotenente Luciano Gravina, del Ris di Roma. Il pantalone della tuta fu ritrovato poche ore dopo il delitto dai carabinieri che stavano eseguendo un sopralluogo per ricostruire la via di fuga dell’assassino di Alessio Ara. E su quel pantalone è stato anche trovato il Dna dell’imputato. In particolare alcune tracce biologiche erano state individuate su un laccio che, sempre secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Giovanni Porcheddu, fu utilizzato per chiudere l’estremità del pantalone. Il Dna risultò compatibile con quello di Unali che in questo momento è rinchiuso in una cella del carcere di Bancali con l’accusa di omicidio.

Il processo è stato rinviato a metà dicembre per sentire Maria Deiana, compagna di Giampietro Argiolas, allevatore di Noragugume ucciso nel 2015 e molto amico di Ara.

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