La Nuova Sardegna

OSILO. È con orgoglio legittimo che in questi giorni a Osilo si parla del trimestrale scientifico polacco “Quart”, che ha messo in copertina una foto della piazza scavata nella roccia di Santa Vittoria, la frazione di Osilo. La foto fa riferimento all’articolo “Migration and way of living” (Migrazione e stile di vita), dell'architetto e docente universitario Marco Cadinu, contenuto nella rivista, in cui si cita la frazione di Osilo. E Santa Vittoria sarebbe né più né meno – come peraltro tantissimi centri abitati – il risultato delle migrazioni che si verificarono nella prima metà del 1700, e che portarono al formarsi di un villaggio intorno all’omonima chiesa della frazione, che invece sarebbe ben più antica.

Stando a quanto scrive Vittorio Angius nel Dizionario del Casalis, e a quanto riporta il canonico Liperi-Tolu nel suo “Osilo” - seppure “il racconto sia puramente tradizionale” – i loggiati laterali e della facciata della chiesa di Santa ‘Ittoria ‘e sa Rocca, rappresentarono il rifugio di alcune famiglie di fuoriusciti anglonesi provenienti da Bulzi e da Perfugas. Quei disperati avrebbero lasciato i loro paesi d’origine per sfuggire a potenti inimicizie e, bene accolti dagli osilesi, avrebbero colonizzato le terre di Uttari, occupandosi di pastorizia e soprattutto di agricoltura. La prosperità cui giunsero i nuovi abitanti, convinsero molte famiglie povere di Osilo a trasferirsi nella cosiddetta “Corte” – che secondo Salvatore Chessa (“L'insediamento umano medievale nella curatoria di Montes”) rappresentava un “impianto cultuale saltuario”, con tipiche casette riservate ai novenanti - dove, in poco tempo, le loro condizioni di vita migliorarono. La piazza antistante la chiesa, interamente scavata nella roccia, divenne così per la comunità luogo di ritrovo e cuore pulsante della vita del nuovo borgo.

Mario Bonu