La Nuova Sardegna

Sassari

I presepi del mondo in mostra al Castelvì

di Mario Bonu
I presepi del mondo in mostra al Castelvì

L’associazione “Ponti non muri” espone 250 rappresentazioni della Natività Collaborazione con lo storico liceo per parlare di pace, solidarietà, fratellanza

13 dicembre 2019
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SASSARI. Il presepe come simbolo di pace, di accoglienza, solidarietà, di fratellanza fra i popoli. Il presepe moltiplicato per 250, a testimoniare l’universalità di quel messaggio e la profondità del suo radicamento nel cuore di tutti gli uomini. È la mostra “I presepi del mondo. Tutto ci unisce, niente ci divide”, organizzata dall’associazione “Ponti non muri”, nell’ambito del progetto finanziato dalla Fondazione di Sardegna, e con la collaborazione del Liceo “Margherita di Castelvì” di Sassari.

L’esposizione è stata inaugurata nei giorni scorsi negli spazi del Liceo (viale Berlinguer 2, fronte Giardini pubblici), con la partecipazione del dirigente del Margherita di Castelvì, il professor Gianfranco Strinna, della vice presidente della Fondazione di Sardegna Angela Mameli, e del vice sindaco del Comune di Sassari .

Sono esposti e sono visitabili fino al 21 dicembre – dal lunedì al venerdì, dalle 16 alle 19, il sabato dalle 10 alle 13, la mattina su prenotazione per le scolaresche - oltre 250 presepi di varie forme, dimensioni, materiali e provenienza.

La collezione, inizialmente di proprietà di un socio fondatore dell’associazione, Giovanni Moretti, e di sua moglie Cinzia Cossu, ora appartiene alla presidente dell’associazione stessa.

Molti dei presepi esposti arrivano direttamente dalla Palestina, da Betlemme, con cui Ponti non muri ha un antico e fecondo rapporto di collaborazione, altri dalla Sardegna.

«Perché una mostra di Presepi? – si chiede Ponti non muri – perché in un momento storico in cui l’immigrazione e la fuga da paesi in guerra, bombardati, offesi dalla povertà sono all’ordine del giorno, così come le tensioni che si vengono a creare nelle nostre città fra cittadini e migranti, l’associazione vuole offrire spunti di riflessione per una visione di accoglienza solidale nei confronti di chi arriva da Paesi con mille difficoltà e dopo mille peripezie».

Così è stato scelto il presepe come simbolo di pace, di comunità e di fratellanza, perché il bambino del presepe nasce nella povertà del mondo, e per lui e per la sua famiglia non c’è posto in albergo. Trova riparo e sostegno in una stalla, eppure da quel nulla emerge qualcosa di importante per il mondo. Quella storia ricorda a tutti le mille storie che vengono raccontate dai media quotidianamente, riguardanti i barconi che arrivano sulle rive dell’Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo con i suoi pericoli, pagando a quel mare che dovrebbe essere di pace e di unione, un terribile tributo di morte.

Con il progetto, inoltre, Ponti non muri vuole ricordare che il luogo della nascita del Bambino del Presepe, Betlemme, è la Palestina, terra segnata da decenni di guerra e occupazione, con una popolazione stremata ma resistente.

E che ai nostri tempi, l’arrivo di Gesù, che tanto viene atteso e festeggiato ogni anno in Italia e nel mondo, verrebbe catalogato come l’arrivo di uno straniero extracomunitario.

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