La Nuova Sardegna

Sassari

Lavoro nero e sussidi: 9 denunce

di Gianni Bazzoni
Lavoro nero e sussidi: 9 denunce

Percepivano il reddito di cittadinanza ma avevano uno stipendio. I casi a Sassari, Alghero e Tempio

15 dicembre 2019
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SASSARI. Avevano trovato il modo per continuare a lavorare in nero e intascare anche il reddito di cittadinanza. E per un po’ sono andati avanti sommando alle spettanze “pulite” (senza alcuna tassazione fiscale) anche le cosiddette prestazioni sociali agevolate, cioè i sussidi concessi a cittadini in condizione economica e sociale svantaggiata: nel caso specifico il reddito di cittadinanza.

In nove sono stati scoperti e denunciati per truffa dagli investigatori della guardia di finanza del comando provinciale di Sassari che da qualche tempo sono impegnati in una serie di controlli specifici. E il quadro che sta emergendo è tutt’altro che incoraggiante: su 16 casi esaminati nell’ultimo periodo, infatti, più del 50 per cento sono risultati irregolari (9 su 16), a testimonianza dell’uso che viene fatto di uno strumento come il reddito di cittadinanza che invece era stato pensato per sostenere persone in difficoltà economica.

Nella maggior parte dei casi le persone sottoposte a controllo sono state sorprese dai finanzieri a lavorare “in nero”. É il caso di un operaio edile e di un addetto a una discoteca ad Alghero, di un barista e una cameriera a Sassari. Altre situazioni analoghe in un paesino dell’hinterland sassarese con un aiuto e di un lavapiatti in Gallura.

Diverse le giustificazioni presentate dagli interessati nel momento in cui le fiamme gialle hanno contestato il reato: in un’occasione un ragazzo era stato regolarmente assunto in un bar di Alghero ma non aveva comunicato all’Inps di aver trovato un impiego (obbligo previsto dalla normativa che porta alla sospensione del beneficio sociale). A Tempio Pausania, invece, due donne avevano “dimenticato” di informare l’Istituto nazionale di previdenza sociale che 3 componenti dei propri nuclei familiari avevano iniziato un’attività lavorativa regolarmente retributiva. Anche in questo caso la comunicazione avrebbe prodotto la cessazione del beneficio del reddito di cittadinanza. Le posizioni irregolari sono state segnalate dalla guardia di finanza alla procura della Repubblica di Sassari e Tempio Pausania oltre che alla direzione provinciale dell’Inps di Sassari, l’istituzione competente per la revoca del beneficio e per il recupero delle somme indebitamente percepite che sono state quantificate in oltre 10mila euro. Nel caso di omissione o false dichiarazioni, il codice penale prevede la reclusione da uno a tre anni. Anche i redditi provenienti da attività irregolari, come nel caso del lavoro “in nero”, una volta accertati causano la decadenza del beneficio. I finanzieri, in tutti i casi, hanno concentrato l’attenzione sulla veridicità dei dati riportati nelle autocertificazioni presentate dagli interessati.

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