La Nuova Sardegna

Sassari

A rischio l’ambulatorio per i malati di Parkinson

A rischio l’ambulatorio per i malati di Parkinson

La convenzione tra Ats e Aou scade a fine mese. Il presidente dell’associazione: «Non lasciateci soli»

16 dicembre 2019
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SASSARI. «Il bel castello rappresentato dall’ambulatorio per i malati di Parkinson rischia di franare». Lo denuncia Franco Simula, presidente dell’associazione sassarese che tutela i malati. Succede infatti che la convenzione tra Ats e Aou per la nascita del servizio «a suo tempo approvata con lungimiranza dagli allora direttori Moirano e D’Urso scadrà il 31 dicembre e logica vorrebbe che venisse rinnovata negli stessi identici termini visto che ha funzionato egregiamente» afferma Simula. Invece no: «L’ambulatorio Park verrà pesantemente ridimensionato col risultato di rendere impossibile un lavoro già gravoso, e i malati di Parkinson verranno affidati ad un nuovo neurologo, che non li conosce».

Finora tutto aveva funzionato alla perfezione: abolite le liste d’attesa, istituita la figura di un neurologo di riferimento per pazienti cronici e in progressivo peggioramento, creata la possibilità di rivolgersi ad una equipe di specialisti come fisioterapisti, psicologi, logopedisti e nutrizionisti e introdotta la possibilità di accedere all’uso di nuove terapie all’avanguardia sembrava fosse stata riaccesa la speranza di dare vita a un centro Parkinson multifunzionale all’avanguardia su tutto il territorio provinciale. Adesso salta tutto.

«Già da oltre due settimane le liste d’attesa sono bloccate, il Cup non prende più appuntamenti - afferma il presidente Simula - sembra di tornare ai tempi bui, quando i malati di Parkinson dovevano rivolgersi al pronto soccorso perennemente intasato o ricoverarsi in clinica, con costi umani ed economici elevatissimi che gravano sulla collettività, a fronte di una visita ambulatoriale di controllo o per rinnovare il piano terapeutico a costo irrisorio».

L’Associazione Park ha manifestato la propria preoccupazione ai dirigenti dell’Ats, e le risposte sono state sconfortanti. «Che fine faranno i malati di Parkinson - si chiede Simula - verranno affidati ad un nuovo neurologo, che non li conosce e non sa niente delle terapie già praticate, ricominciando daccapo la loro via crucis. E chi seguirà il percorso delle nuove terapie con le pompe sottocutanee già impiantate, quanto tempo occorrerà per stabilire un rapporto di fiducia medico-paziente? Ma soprattutto, perché disfare qualcosa che funziona benissimo? Francamente ci è impossibile comprendere questa logica. Fra l’altro, non si risparmia niente, ma costa, e molto a pazienti fragili e indifesi. Forse per i vertici dell'Azienda è trascurabile il fatto che nel tempo si sia creata una fitta rete di collaborazione fino a creare quel che abbiamo definito “ecosistema” che vede ruotare intorno ai malati di Parkinson esperti e specialisti che si occupano della loro salute a 360 gradi. E tutto questo è stato realizzato con la sinergia di medico e associazione - è la conclusione -. A noi non interessa il nome del medico, ma ciò che insieme abbiamo realizzato e che riteniamo debba essere mantenuto se si vuole veramente evitare il crollo delle certezze che seppur fragili sono state realizzate». (p.f.)

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