La Nuova Sardegna

Sassari

Fundone, il Comune di Ossi dovrà pagare 70mila euro

di Pietro Simula
Fundone, il Comune di Ossi dovrà pagare 70mila euro

La Corte d’appello lo ha condannato a un indennizzo equo alla famiglia Piredda Per l’esproprio ai proprietari di un’area del parco erano stati proposti 8mila euro

10 gennaio 2020
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OSSI. Con la condanna del Comune a pagare 61 mila euro più le spese di giudizio per complessivi circa 70 mila euro arriva alla conclusione in appello l'iter giudiziario per l'esproprio di un terreno a Fundone, all'interno del parco comunale. La storia comincia nel 2014, quando erano in corso le operazioni di acquisizione dei terreni per la realizzazione del parco, con la proposta fatta dal Comune alla famiglia Piredda di un indennizzo di 8.725 euro (pari a euro 3,49 al mq) per 2500 mq catastali. Un indennizzo non ritenuto congruo dagli interessati, considerata la posizione dell'area in un contesto prossimo ala zona urbana e a quella attrezzata che si voleva realizzare, e ora nemmeno dai consulenti del giudici di secondo grado. Il criterio adottato dall'amministrazione comunale del valore agricolo medio è stato infatti ritenuto ormai superato ed è stato quantificato in un ben diverso importo dal consulente tecnico d'ufficio con “metodo ineccepibile”, ai cui risultati la Corte ha fatto integrale rinvio.

Dalla comparazione con altri casi di esproprio o di cessione volontaria è quindi emerso un valore venale del terreno pari a 50.800 euro, cui sono da sommare ulteriori voci per valore dei soprassuoli, ossia i venti alberi da frutto presenti al momento dell'occupazione stimato in complessivi 2.080 euro, l'indennità per l'occupazione temporanea protrattasi per 16 mesi da liquidarsi con 3.525 euro, oltre al danno non patrimoniale pari a 5.288 euro. In conclusione spettano ai ricorrenti, a titolo di indennità per l'acquisizione sanante del terreno di loro proprietà al patrimonio indisponibile del Comune, 61.693 euro, mentre le spese di lite e ctu sono poste interamente a carico del Comune soccombente. La vicenda ha avuto anche riscontri umani, con l'anziano ricorrente (nel frattempo deceduto) che su quella piccola proprietà aveva investito parte importante della sua attività di operatore agricolo e con una serie di incontri infruttuosi con gli amministratori alla ricerca di un accordo. Alla sua morte sono stati i figli a portare avanti il ricorso con determinazione.

Nulla è cambiato col cambio di amministrazione intervenuta nel 2015 in quanto quella attuale ha ritenuto di portare avanti le ragioni e le procedure avviate da quella precedente. Di fronte a questa grana gli attuali amministratori si propongono di andare avanti in Cassazione e diffondono un comunicato. La preoccupazione è che trattandosi di una sentenza “provvisoriamente esecutiva” gli eredi Piredda possano chiedere l'immediato pagamento del debito. Ma anche la annunciata trasmissione alla Corte dei Conti di copia della sentenza «per scoraggiare le pratiche non conformi alle norme degli espropri di buona e dovuta forma, adottando misure dissuasive e cercando di individuare le responsabilità degli autori di tali pratiche». Gli attuali amministratori sono molto preoccupati, considerati «gli ingenti danni che, ora, necessitano di provvedimenti straordinari per essere fronteggiati». Ma i rischi non si fermano qui, ricorda il comunicato: è in corso un'altra causa, intentata dagli eredi Derudas, che, anche loro proprietari di terreni espropriati a Fundone e attualmente ricorrenti al Consiglio di Stato, potrebbero decidere di farsi quantificare dalla Corte d'Appello l’indennità di acquisizione dei loro 5.715 mq di area attrezzata, che, se calcolata come i terreni dei Piredda, con un valore di euro 39,35 al mq, sarebbero un disastro per Ossi.

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