La Nuova Sardegna

Sassari

E' grave la donna sassarese sequestrata in Marocco e liberata: imminente il rientro

Gianni Bazzoni
E' grave la donna sassarese sequestrata in Marocco e liberata: imminente il rientro

Ha diverse fratture, il suo aguzzino resta in carcere

13 gennaio 2020
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SASSARI. Ha le gambe e i piedi ingessati, la frattura di alcune vertebre e della clavicola la donna sassarese di 47 anni sequestrata e tenuta prigioniera in Marocco - in un villaggio a 20 chilometri da Marrakech - e salvata dopo l’allarme dato dalla sorella che ha chiesto aiuto alla questura di Sassari. Per ora non è trasportabile e non è stato neppure possibile sentirla per gli investigatori del Servizio di protezione internazionale della polizia che con un blitz sono riusciti a liberarla dal bunker (con le inferriate alle finestre) dove era stata rinchiusa da un 27enne marocchino che aveva accettato di sposare - con un matrimonio di comodo - dietro la ricompensa di 5mila euro. Il marito aguzzino è in carcere, lei ricoverata in una struttura sanitaria e nei prossimi giorni saranno valutate le modalità per il trasferimento a Sassari.

E ad accelerare l’intervento della polizia - risultato determinante per salvare la vita alla donna sassarese - può essere stato il fatto che pochi giorni prima un’altra donna italiana era stata trovata morta in una spiaggia, sempre in Marocco.

La storia della 47enne sassarese comincia quando una amica marocchina (che conosce in Piemonte dove attualmente la donna si trovava) la convince a fare un favore, dietro ricompensa, per fare ottenere la cittadinanza italiana a un suo nipote. Un matrimonio di comodo, sancito con un accordo e sostenuto dal fatto che la donna ha necessità economiche, per cui in quel momento i 5mila euro tornano comodi. Le due donne a novembre partono per il Marocco e lì avviene l’incontro con il futuro sposo, un giovane di 27 anni.

Vengono attivate le iniziative per ottenere i documenti necessari dalle autorità marocchine che, però, di fronte al fatto che la donna italiana è già stata sposata per vent’anni con un marocchino (matrimonio poi naufragato) cominciano a rallentare le procedure. Vogliono vederci chiaro e fanno slittare i tempi di consegna della documentazione richiesta. A quel punto la donna sassarese decide di rinunciare e - per il momento - annuncia la sua intenzione di fare rientro in Italia. «Farò preparare i documenti – aveva detto – poi una volta pronti tornerò per la consegna».

A quel punto la situazione precipita. Il giovane marocchino non crede alla versione della donna, pensa che voglia scappare per non tornare più e decide di sequestrarla e tenerla prigioniera in una stanza con le sbarre alle finestre. Viene minacciata di morte, nutrita solo con latte e biscotti. L’unica possibilità di scappare è rappresentata da un salto pericoloso dal terrazzo della casa a tre piani dove è prigioniera. Un gesto che compie con la forza della disperazione: salta e si frattura le gambe e i piedi, riporta lesioni importanti alle vertebre e alla clavicola.

Il futuro marito non la soccorre, non la accompagna in ospedale. La prende come un oggetto e la riporta nella prigione: si limita solo a fasciarle i piedi che sanguinano e si gonfiano a causa delle fratture. La donna soffre, ha paura. Ha il telefonino ma teme a utilizzarlo. Prova a chiamare due volte la sorella in Sardegna e la donna intuisce che la situazione è grave. Le immagini con i piedi gonfi e il sangue convincono che non c’è tempo da perdere. Il 6 gennaio la sorella della 47enne va a Sassari in questura, parla con la funzionaria di turno, racconta tutto e fa scattare l’allarme. Viene attivato il Servizio di cooperazione internazionale. Interviene lo Scip, viene interessata l’ambasciata in Marocco. La casa-prigione viene rintracciata, la donna è libera. Il 27enne arrestato per sequestro di persona, violenza e maltrattamenti. E sono al vaglio le responsabilità di altre persone.

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