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Sassari, una marea di codici verdi travolge il pronto soccorso

Giovanni Bua
Sassari, una marea di codici verdi travolge il pronto soccorso

Nel 2019 i “casi lievi” sono stati 23mila, il 43 per cento degli oltre 48mila accessi. Oppes: «Per risolvere i problemi serve una gestione integrata dell’assistenza»

16 gennaio 2020
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SASSARI. Un’onda verde si è abbattuta sul pronto soccorso del Santissima Annunziata nel 2019. Verde come il colore dei codici di quasi la metà dei pazienti che si sono presentati nella struttura Aou, quella che ha registrato il più alto numero di accessi nell’Isola: 46mila, che schizzano a oltre 60mila se si aggiunge il vicino “pediatrico”.

Numeri enormi, che spesso hanno mandato il tilt la struttura, finita nel mirino degli utenti per le lunghissime attese, degenerate troppo spesso in aggressioni verbali (e in alcuni casi fisiche) al personale, sempre troppo scarso. Eppure, a guardare i numeri, si scopre che tanta urgenza alla fine non c’era, anzi. E che proprio l’uso improprio del Pronto Soccorso, che finisce per sopperire per pigrizia o scarsa conoscenza alle visite di base, o essere usato come scorciatoia per l’accesso a quelle specialistiche, è la principale e “imparabile” causa dei disservizi. Qualche numero: gli accessi del 2019 sono stati oltre 48.000, di cui il 4% codici rossi, il 38% codici gialli, il 48% codici verdi e il 9% bianchi. Di questi il 38% è arrivato attraverso il servizio di emergenza territoriale 118 (si tratta della percentuale più elevata in Sardegna). Il numero di accessi si riferisce al solo pronto soccorso generale del Santissima Annunziata, ma, se si sommano gli accessi dei pronto soccorso pediatrico e ginecologico, si supera la cifra di 60.000. Sono questi i numeri di un anno di attività della struttura che si affaccia su viale Italia.

Per quanto riguarda l'esito degli accessi il 23% ha dato luogo a un ricovero (circa 11.000 pazienti) e il 5% è stato trattenuto in osservazione in Obi (2.475 pazienti). Dei pazienti tenuti in osservazione solo 293 (circa il 12%) ha dato luogo ad un ricovero. «La percentuale di ricoveri, rispetto agli accessi, risulta superiore alla media nazionale, ma se si rapportano i ricoveri al bacino d'utenza – spiega il direttore del Pronto Soccorso Mario Oppes – si può dimostrare che non vi sono differenze significative, anche rispetto a realtà territoriali che offrono servizi decisamente superiori a quelli che è possibile ricevere nel nostro territorio».

Per quanto riguarda il tempo di attesa dall'accettazione alla visita medica è stata registrata una lieve riduzione (del 3% per i codici gialli, del 18% per i verdi e del 36% per i bianchi). Tale riduzione è da attribuire quasi esclusivamente alla possibilità di gestire separatamente i pazienti a bassa complessità che, nelle ore diurne, possono usufruire dell'attività di un medico dedicato. La permanenza dei codici verdi, che rappresentano circa la metà dei pazienti, supera invece le 5 ore. Anche se si spera di limare qualcosa con l'attuazione del progetto di ristrutturazione (già approvato e finanziato dall'Aou) con un miglioramento della gestione dell’area triage.

Altro punto dolente gli organici: dopo gli ultimi ingressi il numero dei medici in servizio risulta adeguato, ma restano i “buchi” tra gli infermieri. «In sintesi si può dire che diverse azioni per migliorare l'attività del nostro pronto soccorso sono state poste in essere nel corso del 2019 – chiude Oppes – adeguamento dell'organico medico e stabilizzazione dei professionisti, progettazione e finanziamento della ristrutturazione dei locali (già completata quella relativa all'area triage), attivazione percorsi formativi (proprio in questi giorni tutti gli infermieri stanno seguendo corsi di formazione e di approfondimento per l'attività di triage e la comunicazione), la definizione dei percorsi fast track, non ancora attivati perché richiedono alcune modifiche del programma informatico regionale. Devo però ricordare che il pronto soccorso è parte di un sistema complesso che comprende i servizi territoriali e quelli ospedalieri; agire esclusivamente sul pronto soccorso non potrà consentire di determinare un apprezzabile miglioramento della qualità del servizio offerto a cittadino, Si tratta di intervenire a livelli diversi, tenendo sempre presente che è il sistema nel suo complesso che deve farsi carico dei problemi di salute di ogni singolo paziente. La frammentazione dei percorsi di cura rischia troppo spesso di far perdere di vista l'esigenza di cooperare, con ruoli e competenze diverse, per perseguire obiettivi comuni nella gestione della salute dei pazienti che si rivolgono a noi. Va anche detto che le critiche (in alcuni casi giustificate) espresse nei confronti dell'attività del pronto soccorso, si accompagnano anche a espressioni di gratitudine per le cure ricevute, che magari non fanno notizia, ma consentono agli operatori, che svolgono un'attività davvero pesante, di avere qualche gratificazione che consente di continuare a svolgere un'attività così difficile e delicata».



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