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Sassari, lascia il figlio da solo per andare a drogarsi: mamma assolta

di Nadia Cossu
Sassari, lascia il figlio da solo per andare a drogarsi: mamma assolta

Un 13enne si era svegliato di notte e aveva chiamato la polizia. Per i giudici il ragazzino non era in una situazione di pericolo

27 gennaio 2020
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SASSARI. Nel cuore della notte era uscita con il nuovo compagno e aveva lasciato da solo in casa il figlio di 13 anni. Il ragazzino si era svegliato all’improvviso e non trovando la mamma si era spaventato e aveva chiamato subito una zia e anche la polizia.

La donna è finita a processo con l’accusa di abbandono di minore ma a conclusione del processo il giudice Mauro Pusceddu – accogliendo la tesi dell’avvocato difensore Carlo Pinna Parpaglia – l’ha assolta «perché il fatto non sussiste».

Il legale, infatti, durante la sua discussione aveva evidenziato il grado di maturità del minore che lo aveva reso in grado di chiedere aiuto e reagire in modo tempestivo a quella situazione imprevista. E Pinna Parpaglia si era soffermato anche sul tipo di ambiente in cui era stato lasciato solo. Ossia la casa familiare, in un condominio abitato. Tutti fattori che, come evidenziato dal difensore, avrebbero contribuito a far sì che non ci fosse un pericolo serio e concreto per l’incolumità del tredicenne.

Il pubblico ministero al termine della requisitoria aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione ma il giudice ha deciso in maniera diversa e ha assolto l’imputata.

Il fatto risale a ottobre del 2015. La donna, che stando alle indagini successive all’episodio faceva uso di droga e alcol, una notte era uscita di casa probabilmente perché in preda a una crisi di astinenza. Alle tre del mattino il figlio – che da quando i genitori si erano separati viveva con la mamma – si era svegliato e si era reso conto di esser da solo. Si era spaventato, aveva cominciato a chiamare la mamma, l’aveva cercata prima dentro l’appartamento e poi era anche uscito all’esterno. E alla fine aveva deciso di chiamare la zia e anche la polizia.

Quando la pattuglia era arrivata sul posto aveva trovato la donna seduta per strada, vicino a casa, in stato confusionale. Gli agenti si erano poi spostati all’interno dell’abitazione dove avevano trovato il ragazzino da solo.

In seguito a questo episodio la mamma era stata quindi denunciata per abbandono di minore ed era finita a processo. Ma davanti al giudice non è comparsa soltanto lei, nelle vesti di imputata. Era infatti stato rinviato a giudizio anche il suo ex compagno (ossia il padre del tredicenne) con un’accusa diversa. Per la Procura l’uomo «nonostante la difficoltà in cui si trovava il figlio minore e l’incapacità attestata della ex compagna di prendersi cura del bambino – scriveva il pm – si è sottratto agli obblighi di assistenza discendenti dalla responsabilità genitoriale, non attendendo in alcun modo al soddisfacimento dei bisogni primari del figlio, essendo limitati i contatti con lui in episodici incontri, intervallati da interi mesi di assenza». L’avvocato Pinna Parpaglia al termine della discussione ha chiesto che anche il padre venisse scagionato in particolare sostenendo che durante il processo nulla si fosse detto rispetto alla sua posizione. Il giudice lo ha assolto.

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