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Sassari

Show della moglie dell’imputato: «Giudici, mi state ammazzando»

di Nadia Cossu
 Show della moglie dell’imputato: «Giudici, mi state ammazzando»

Tensione in aula al processo per l’omicidio di Alessio Ara, ucciso nel 2016 con due fucilate a Ittireddu Lucia Cossu: «Il giorno del delitto mio marito era a casa». Ma una intercettazione la smentirebbe

28 gennaio 2020
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ITTIREDDU. «Quel giorno alle 18.30 mio marito era a casa. Me lo ricordo perché io a quell’ora rientro da casa di mia madre dove vado ogni sera...».

“Quel giorno” è il 15 dicembre del 2016, quando una persona, poco dopo le 19, uccise con due fucilate l’operaio 37enne Alessio Ara, a Ittireddu. E a fornire un alibi all’imputato Vincenzo Unali (allevatore di Mores, rinchiuso in carcere con l’accusa di omicidio) ieri è stata la moglie Lucia Cossu. Anche se un’intercettazione ambientale smentirebbe questa sua certezza. La donna, infatti, il giorno dopo l’arresto del marito avrebbe detto a una delle figlie di non conoscere gli orari «perché in campagna non si sa mai quando si finisce».

Una testimonianza che ha avuto momenti di tensione, in particolare quando la donna ha dovuto rispondere alle domande incalzanti dell’avvocato Luigi Esposito (che insieme al collega Ivan Golme rappresenta la parte civile, ossia i familiari della vittima). La Cossu, che ha detto di vivere un incubo da tre anni, a un certo punto non ha trattenuto lo sfogo, si è scagliata verbalmente contro l’avvocato Esposito e contro la corte cui si è rivolta con frasi in sardo. «La corte è stata minacciata – ha tuonato Esposito – si metta a verbale che la testimone ha minacciato i giudici per tre volte».

Per capire cosa di preciso abbia detto la signora – considerata anche la pessima acustica dell’aula della corte d’assise – bisognerà riascoltare le registrazioni dell’udienza. Il presidente Massimo Zaniboni ha invitato Lucia Cossu a ripetere la frase e la teste ha risposto in questo modo: «Che mi state ammazzando ho detto, che lo so io quello che sto passando da tre anni...». Capitolo archiviato, per ora.

La testimonianza è andata avanti per ricostruire anche un altro aspetto: il legame della famiglia Unali con Costantino Saba, compagno di Piera, figlia dell’imputato.

Secondo il pubblico ministero Giovanni Porcheddu il movente del delitto starebbe nella presunta relazione che Piera avrebbe avuto con la vittima Alessio Ara. Quest’ultimo, per l’accusa, sarebbe stato ammazzato da Vincenzo Unali perché avrebbe compromesso la stabile relazione di sua figlia con Saba con il quale la famiglia collaborava anche dal punto di vista lavorativo, in campagna.

Ieri il giovane era presente in aula e il pm ha chiesto al presidente Zaniboni di poterlo sentire. Una deposizione che avrebbe dovuto toccare probabilmente anche questi aspetti: terreni, bestiame, produzioni condivise tra le due famiglie. L’avvocato difensore di Unali, Pietro Diaz, si è opposto sostenendo che lo stesso Saba a suo tempo era stato indagato nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio anche se la sua posizione era stata archiviata. La corte si è ritirata per deliberare e quando dopo 15 minuti i giudici sono tornati in aula e hanno dato l’ok al pm per sentire il teste, lui si era allontanato. Alcuni carabinieri in borghese lo hanno cercato dentro il tribunale e all’esterno ma Costantino Saba era andato via. Zaniboni ha quindi rinviato al 10 febbraio quando sarà prevista proprio la sua deposizione.

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