La Nuova Sardegna

Sassari

Territorio abbandonato sindacati verso lo sciopero

di Vincenzo Garofalo
Territorio abbandonato sindacati verso lo sciopero

Cgil, Cisl e Uil ieri hanno lanciato la mobilitazione: attacco a Regione e Governo É stata presentata una piattaforma unitaria per lo sviluppo del nord Sardegna

12 febbraio 2020
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SASSARI. «Se lo sciopero generale in passato è stato l’atto finale della protesta, questa volta sarà il punto di partenza per aggregare le forze e continuare la mobilitazione di tutto il nord ovest Sardegna».

C’è una dichiarazione di guerra contro i governi regionale e nazionale e una chiamata alle armi di tutte le forze locali nelle parole della segretaria territoriale della Cgil di Sassari, Francesca Nurra, che con i segretari della Cisl, Pier Luigi Ledda, e della Uil, Giuseppe Macioccu, ha annunciato ieri la nascita di una piattaforma sindacale, sociale e istituzionale “per lo sviluppo del nord ovest della Sardegna”. Una piattaforma di rivendicazioni su investimenti mancati, promesse dimenticate, programmi di sviluppo evaporati fra una campagna elettorale e un’altra. Un rosario di tormenti sociali ed economici che i sindacati sgranano in diciassette punti: dal miraggio della chimica verde nel polo industriale di Porto Torres, all’illusione delle Zone economiche speciali (le Zes); da un aeroporto che sembra in perenne fase di smobilitazione, a un sistema viario e ferroviario da paese sottosviluppato; fino alla irrisolta questione energetica, con la centrale termoelettrica di Fiume Santo in costante bilico fra lo spauracchio della chiusura e la futura riconversione a metano. E poi sanità, scuola, commercio, turismo, edilizia, agricoltura, in un lungo elenco che descrive il declino ultradecennale di uno spicchio di Sardegna sedotto da progetti milionari, e abbandonato.

Punto su punto i sindacati pretendono azioni concrete da parte dei governi e chiedono che tutta la popolazione sollevi la testa, alzi la voce e si ribelli con una mobilitazione generale senza precedenti.

«Noi sindacati ci prendiamo le nostre responsabilità in questa azione, ma non possiamo essere soli. Questa responsabilità deve essere di tutti, delle associazioni datoriali, della politica delle istituzioni, delle amministrazioni locali, di tutte le categorie economiche e sociali. Serve una mobilitazione forte e profonda di tutta la popolazione, per pretendere, insieme, che le cose cambino», dice Pier Luigi Ledda. «Faccio un esempio per tutti: c’è un accordo del 2011 per realizzare forti investimenti sulla chimica verde, a Porto Torres, ed è vergognoso che ancora oggi, dopo nove anni, quell'accordo non sia stato attuato. È vergognoso che la Regione non abbia fatto rispettare i patti e che gli investimenti programmati non siano mai arrivati nel territorio».

La mobilitazione inizia subito, per arrivare dopo pochi passi allo sciopero generale di tutto il nord ovest Sardegna. La prossima settimana le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil incontreranno i responsabili regionali dei sindacati per pianificare proposte e proteste. Il 19 febbraio è in programma un faccia a faccia pubblico, alla Camera di commercio, con le associazioni datoriali e di categoria per siglare ufficialmente l’alleanza e focalizzare insieme programmi e aree di intervento. Poi per il 27 febbraio è convocato l’attivo unitario dei quadri dei tre sindacati. Ma non solo: «Organizzeremo riunioni con i lavoratori e con la popolazione, nei luoghi di lavoro e nelle piazze, per spiegare i motivi della mobilitazione e chiedere l’adesione di tutti alla piattaforma, sindaci e amministrazioni locali in testa», spiegano ancora i segretari territoriali.

«Non c’è più tempo da perdere, la situazione è gravissima. Nel nostro territorio il reddito medio da lavoro dipendente è di 730 euro al mese. Siamo a livello del reddito di cittadinanza. E il 40 per cento dei lavoratori ha un contratto part time. Non si può più restare in silenzio. Questo territorio è stato abbandonato e non è accettabile che non ci sia un’inversione di rotta».

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